In una fredda mattinata d’autunno, Poste Italiane “congela” la chiusura dei quattro uffici postali considerati in bilico. Tirano un sospiro di sollievo i migliaia di torinesi che nelle scorse settimane avevano temuto la dismissione di quattro uffici vicino alle loro case: l’azienda, dopo un colloquio con la sindaca Appendino, ha infatti comunicato di aver deciso di sospendere la chiusura dei presidi di via Negarville, corso Moncalieri, corso Casale e via Verres.
La mobilitazione per impedire a Poste di tirare giù le serrande ai quattro uffici sopracitati è stata trasversale: dalle Circoscrizione 2,7 e 8 ai sindacati, passando per gruppi di cittadini, in tanti nelle scorse settimane hanno manifestato l’importanza sociale di un presidio come quello garantito sul territorio dall’ufficio postale. A fare breccia con l’azienda che ha sede a Roma però, è stato un colloquio tra i vertici di Poste Italiane e Chiara Appendino, avvenuto due mesi fa, lo scorso 27 settembre: “La sindaca ci ha segnalato le criticità del piano da noi presentato, ci ha aiutati a fare ulteriori riflessioni per trovare soluzioni alternative” ha spiegato Federico Sichel, responsabile relazioni istituzionali Macro Area Italia Nord Ovest di Poste.
L’azienda, che a Torino è presente con 72 uffici, ha quindi deciso di fermare quello che era un processo ormai in fase di definizione: “A oggi il piano per soppressione dei quattro uffici è congelato, ci prendiamo del tempo per fare i giusti approfondimenti del caso”. Buone notizie dunque per i tanto torinesi che in quei quattro uffici di via Negarville, corso Moncalieri, corso Casale e via Verres hanno sempre visto un punto di riferimento importante.
Parlare di pericolo scampato sarebbe però avventato, perché non è detto che il piano di dismissione non possa proseguire, una volta terminate le valutazioni. Seppur soddisfatti, i presidenti delle Circoscrizioni coinvolte rimangono preoccupati: “Auspichiamo che il congelamento possa trasformarsi in una decisione positiva per tutti gli uffici” afferma Luca Deri. “Sarebbe impensabile che le persone e gli anziani che abitano in corso Moncalieri si spostino fino a Cavoretto per ritirare una pensione o pagare un bollettino” è il pensiero di Davide Ricca, condiviso peraltro dalla collega Luisa Bernardini per quanto riguarda la porzione di territorio da lei amministrata: “In via Negarville non ci sono più servizi, se Poste se ne va diventa abbandono totale”.
Per il momento non sembra fare breccia la sperimentazione prevista da Poste Italiane del postino telematico, un operatore che a chiamata si presenterà a casa delle persone che avranno prenotato il servizio per permettergli, tramite un tablet, di svolgere le operazioni senza spostarsi dal proprio domicilio. L’ufficio, oggi, viene ancora visto da migliaia di persone come un servizio in grado di fare comunità. Dai consiglieri comunali arriva quindi forte una richiesta di una comunicazione diretta, più fitta tra Poste e la Città, in grado di andare oltre ai colloqui privati tra l’azienda e la prima cittadina.
Capitolo a parte la questione relativa all’ufficio di piazza Montale: se da una parte è confermata la dismissione del presidio ora presente nella palazzina di Atc causa condizioni dello stabile, Poste sta valutando se accettare o meno la proposta di Palazzo Civico di spostarsi nel centro commerciale Le Verbene. Proprio oggi infatti verrà effettuato un sopralluogo per capire se esistono o meno le condizioni per il trasloco. Una presenza nel quartiere verrà comunque garantita.
Sono quindi settimane decisive per il futuro dei quattro uffici in fase di dismissione e per il presidio delle Vallette: la nuova riapertura delle contrattazioni e del colloquio lascia sperare in una non chiusura degli uffici. Tutto dipenderà dall’esito degli approfondimenti che Poste eseguirà nell’immediato futuro. Migliaia di torinesi incrociano le dita.