Una discesa ben augurale, a cavallo di una fenicie, dal monte Kunlun fino a un giardino immerso nella nuvole, dove cresce il pesco dell’immortalità, un albero che dà frutti ogni 3000 anni. Tra le divinità più antiche, venerate e anche temuta della Cina, Xiwangmu, la Regina Madre d’Occidente, è la protagonista della scena raffigurata sul prezioso drappo in seta del XVIII secolo esposto al MAO - Museo d'Arte Orientale di Torino fino al 22 marzo 2020, nel Salone Mazzonis.
Un dono fatto da un privato al museo e che viene presentato al pubblico in occasione del suo undicesimo compleanno.
Il pesco, pianta prodigiosa rappresenta il punto d’unione fra cielo e terra e Xiwangmu, che la possiede, è considerata sovrana degli immortali, protettrice della vita e dispensatrice di longevità. Per questo le rappresentazioni della Dea venivano anche appese alle pareti nelle grandi dimore dei mandarini, alla maniera degli arazzi occidentali.
Il drappo (445 cm d’altezza per 320 di larghezza) ha attraversato tre lunghi mesi di restauro grazie al contributo dell’Associazione Amici della Fondazione Torino Musei. Finemente decorato con filati di sete policrome e dorati, a una prima analisi stilistica si ritiene possa risalire al periodo finale del regno del famoso imperatore Qianlong (1735-1796) e, considerando la sua altissima qualità, non si esclude che potesse far parte degli arredi di corte.
L’eccezionalità del manufatto consiste nella sua rarità e nel suo stato di conservazione: al contrario della maggior parte dei drappi ricamati di grandi dimensioni, solitamente smembrati per essere venduti in parti separate, quest’opera ha infatti mantenuto la sua integrità, che consente di apprezzare la minuzia dei dettagli e l’abilità tecnica nella realizzazione.
Come spiega la curatrice del restauro, “il drappo è ricamato colo con filati in seta floscia, per rendere l’effetto rifrangente della luce. L’intervento più complesso è stato effettuato sugli ideogrammi, che erano slegati. Possiamo comunque notare in tutta la superficie una grandissima attenzione per i dettagli, anche su quelli non visibili da vicino rispetto alla fruizione frontale del manufatto. Noi abbiamo cercato di ridurre al minimo le integrazioni: dove la seta risultava degradata, abbiamo aggiunto del tessuto in nylon, come nel caso del perimetro esterno, totalmente mancante”.
Tutta l’iconografia dell’opera - compresa quella dei riquadri laterali - è permeata di simboli del taoismo popolare legati alla lunga vita e alla prosperità. “Lo sfondo di colore blu scuro – spiega il direttore del MAO Marco Guglielminotti Trivel – suggerisce che il drappo fosse un dono per una persona molto anziana, secondo la simbologia cromatica del periodo. Xiwangmu è senza dubbio una figura fondamentale, la troviamo in molti testi precedenti Cristo: veniva vista come un oracolo, una sorta di sibilla. È probabile che le pesche raccolte nel giardino dell’immortalità venissero offerte proprio alla destinataria del regalo”.