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Economia e lavoro | 18 dicembre 2019, 19:05

Fusione Fca-Psa, 6 aziende su dieci dell'indotto sono ottimiste, ma si teme per l'occupazione

La ricerca di Confindustria e Unione industriale evidenzia come però solo un'azienda su tre si ritenga pronta tecnologicamente alla fusione. Intanto i numeri di fine anno confermano difficoltà e stagnazione. Accoglienza positiva per l'ipotesi Mattioli alla guida nazionale di Confindustria

Fusione Fca-Psa, 6 aziende su dieci dell'indotto sono ottimiste, ma si teme per l'occupazione

A poche ore dall'ufficialità dell'accordo per la fusione tra FCA e Psa, circa sei aziende su dieci dell'indotto auto sono ottimiste. Pollice in su per il 59%, come conferma l'indagine effettuata dall'Unione Industriale di Torino e Confindustria Piemonte. "Fetta" che sale al 62% se il ragionamento si riferisce alla propria azienda.

Ma se in tanti pensano che sarà la tecnologia a beneficiarne, così come i mercati, i prodotti e gli investimenti, ben il 43% teme per effetti negativi sull'occupazione e sulla capacità produttiva degli impianti.

Solo il 35% però si ritiene adeguato tecnologicamente al matrimonio. E tra le strategie più efficaci, si indicano l'attrazione degli investimenti (59%), gli incentivi agli investimenti (48%) e alla ricerca (33%).

"I nostri associati sono contenti, è una grande opportunità per il nostro territorio - commenta Dario Gallina, presidente dell'Unione industriale di Torino -. È comprensibile l'incertezza su investimenti e occupazione, ma il territorio si sta muovendo nella direzione giusta, tra formazione, competence center e così via. Anche se non tutti i fondi promessi dal Governo si sono ancora concretizzati. Dobbiamo fare la nostra parte, come la stanno facendo FCA e Peugeot. Dobbiamo fare capire che esiste un habitat adatto a investire qui per l'automotive".

Ma c'è invece poco di nuovo se si ragiona sui numeri di fine anno e sulle previsioni per il primo trimestre 2020. Peggiorano le attese su produzione e ordini, mentre l'export - di solito locomotiva territoriale - non regala altro che stabilità. A soffrire, soprattutto tessile, automotive, metallurgia ed edilizia, mentre le piccole soffrono più delle grandi. Tra i territori, male Asti, Vercelli, Cuneo e Canavese, così come Biella. Torino non si distingue dallo stanco immobilismo generale.

Ancora una volta, però, rispetto al manifatturiero sono i servizi a mostrare una vivacità decisamente superiore.Timori infine anche sui dazi internazionali, che vengono condannati, così come le ritorsioni attraverso contro-dazi.

"Numeri mediocri, ma attesi - commenta Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte - sia per questioni internazionali come i dazi e la frenata della Germania, sia per l'incertezza a livello locale, come dimostra l'effetto della plastica tax, ma anche il mancato sblocco per i cantieri delle opere pubbliche". "Dalla Regione - prosegue - attendiamo il futuro Piano sulla competitività, che speriamo possa dare un impulso".

"Diamo un messaggio di allarme - aggiunge Gallina -, perché camminiamo sul fondo e il Governo in Manovra aggiunge nuove tasse, alcune delle quali vanno a colpire proprio il settore alimentare. Per non parlare di misure ancora più severe sul fronte fiscale".

Sulla probabile candidatura di Licia Mattioli a presidente di Confindustria nazionale, infine, Ravanelli commenta: "attendiamo l'ufficialità, nel rispetto dei passaggi necessari, ma tutti conoscono la sua azienda e la sua competenza nell'internazionalizzazione. E sarebbe la prima donna dopo Emma Marcegaglia e la seconda piemontese dopo Pininfarina". E Gallina ribadisce: "Ne sarei felice, vista la grande competenza ed esperienza di Licia, in grado di rappresentare sia le grandi che le piccole aziende".

“La conferma della fusione tra Fca e Peugeot è da accogliere positivamente ma con grande attenzione”.  Così, il presidente di API Torino, Corrado Alberto, commenta l’annuncio ufficiale del via libera dei due Cda all’unione delle due case automobilistiche. Alberto quindi aggiunge: “La nuova azienda che nascerà deve valorizzare le competenze dove ci sono e quindi anche nel Torinese, oltre che creare nuove occasioni di produzione e occupazione. In altri termini, la nascita del nuovo gruppo FCA-PSA deve produrre investimenti concreti e non solo ristrutturazioni di stabilimenti”.

Il presidente di API Torino quindi conclude: “La filiera dell’automotive qui a Torino non significa solamente una grande tradizione produttiva, ma anche, e soprattutto, grandi competenze all’avanguardia, in grado di rispondere positivamente alle sollecitazioni del mercato e di un nuovo soggetto come Fca-Psa”.

Massimiliano Sciullo

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