“Ascoltateci e dimostrate un briciolo di buon senso altrimenti vi riterremo tutti responsabili di quanto potrà accedere per il coronavirus nelle carceri”. È l'appello appassionato che il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo lancia ai Ministri della Salute Speranza e della Giustizia Bonafede, ai Provveditorati Regionali dell'Amministrazione Penitenziaria e d ai Prefetti di Torino, Milano, Padova, Bologna e Firenze, ai Presidenti delle Regioni coinvolte.
Di Giacomo aggiunge: “sono i detenuti, già da qualche giorno, a dimostrare buonsenso chiedendo, sempre più numerosi, di rinunciare ai colloqui con i familiari che invece si continuano a tenere come se niente fosse accaduto fuori degli istituti penitenziari , gli stessi detenuti chiedono agli agenti di indossare le
mascherine per evitare una eventuale trasmissione del virus dell esterno . Solo ieri all'ingresso di Milano San Vittore c'erano almeno 500 persone in attesa dei colloqui, ad oggi nessuna mascherina è disponibile per la polizia penitenziaria né tanto meno termometri laser".
"La sottovalutazione - dice ancora il segretario del Sindacato - è ancora più grave ed ingiustificata tenuto conto che un detenuto su due è malato con patologie che ne fanno un rischio per sé e per gli altri e che ci sono circa 2.600 detenuti con più di 70 anni. Si tratta, come è noto, di due categorie, che come riprovano i decessi avvenuti sinora in Italia e non solo, considerat e dagli esperti dell'Oms “i più vulnerabili”.
"Per noi lo ribadiamo l'unica forma di prevenzione possibile nelle carceri è bloccare ogni contatto con l'esterno la nostra non è solo una convinzione di buon senso ma anche scientifica confermata da tutti i medici a cui ci siamo rivolti insieme ad una campagna di vera prevenzione e di comunicazione che coinvolga prima di tutto il personale in servizio che è invece abbandonato a sé stesso nel gestire la situazione".
"Se invece qualcuno pensasse ad istituire una sorta di spazio isolamento per eventuali casi coronavirus - aggiunge Di Giacomo - farebbe be ne a toglierselo dalla testa, perché non solo scongiurerebbe la diffusione del virus ma determinerebbe una situazione di panico tra i detenuti del tutto incontrollabile rispetto alla quale non resterebbe che evacuare il
carcere con tutto ciò che comporta".