Parlare di Leonardo da Vinci significa evocare non solo il più celebre artista e scienziato del Rinascimento, ma un vero mito, una figura che attraversa i secoli sospesa tra realtà e leggenda. Pittore, ingegnere, anatomista, visionario: Leonardo è stato tutto questo e molto di più. Proprio per la sua statura universale, innumerevoli città italiane – e non solo – hanno cercato di rivendicarne il passaggio, intrecciando documenti storici con racconti popolari, prove con suggestioni.
Il Piemonte: la presenza documentata
Torino e il Codice sul volo
Il legame tra Leonardo da Vinci e il Piemonte è solido e documentato, custodito gelosamente tra le mura della Biblioteca Reale, protegge un vero tesoro: il celebre Codice sul volo degli uccelli, un piccolo taccuino di diciotto carte compilato tra il 1505 e il 1506. In quelle pagine fitte di schizzi e note, Leonardo osserva con occhio da naturalista il volo degli uccelli e immagina macchine capaci di imitarne i movimenti: un sogno di libertà e ingegno che, ancora oggi, conserva intatto il suo fascino.
Ma la Biblioteca Reale non custodisce soltanto questo capolavoro. Nelle sue sale è possibile ammirare tredici opere di Leonardo, tra cui alcuni dei fogli più celebri: l’Autoritratto, il delicato Volto di fanciulla, la Testa virile di profilo incoronata d’alloro. Accanto a questi, una preziosa selezione di disegni, manoscritti, incunaboli e antiche carte geografiche racconta i grandi eventi che segnarono la vita del genio tra il 1452 e il 1519.
Torino, dunque, non è soltanto custode di un frammento dell’immaginario leonardesco: è anche una porta d’accesso privilegiata per avvicinarsi al suo mondo, dove scienza e arte, sogno e concretezza, convivono nella stessa pagina di un quaderno.
Vercelli: tra realtà e leggenda
Oltre Torino, anche il Vercellese rivendica tracce di Leonardo. Documenti indiretti fanno pensare a un suo coinvolgimento nei progetti idraulici della campagna di Trino, presso il castello della Sforzesca. Non sarebbe sorprendente, dato il suo continuo interesse per canali, dighe e sistemi d’irrigazione.
Accanto a questa ipotesi storicamente plausibile, si è sviluppata però una costellazione di leggende. Una delle più affascinanti vuole che il paesaggio sullo sfondo della Gioconda ritragga scorci del Vercellese: suggestione poetica, certo, ma senza fondamento. Ancora più fantasiosa la vicenda della Sant’Anna conservata al Museo Borgogna di Vercelli, a lungo attribuita a Leonardo ma in realtà opera di Bernardino Lanino, un suo epigono piemontese.
La Liguria: Tra aneddoti e falsi storici
Genova: il ponte che non c’è
Anche la Liguria ha intrecciato il suo nome a quello di Leonardo. A Genova si racconta di un suo presunto progetto per un ponte sul torrente Bisagno: un’opera ardita che avrebbe dovuto collegare le due rive della città. Peccato che non esista alcuna prova: nessun disegno, nessun documento. Un ponte che, a ben vedere, non è mai esistito.
Imperia e Savona: sospetti e fantasie
Più a ponente, le suggestioni si moltiplicano. A Oneglia (oggi parte di Imperia) si è diffusa la voce di un progetto leonardesco per il porto, mai attestato. Nel Savonese, invece, si è perfino ipotizzato che il paesaggio della Gioconda fosse ispirato alla Val Bormida. Sono interpretazioni senza riscontro, ma significative: mostrano come il mito di Leonardo funzioni da calamita, attirando a sé ogni luogo desideroso di una traccia di quel genio.
Alla fine, proprio la scarsità di fonti ha favorito un fenomeno curioso: l’“appropriazione” locale. Comunità grandi e piccole, di fronte al silenzio dei documenti, hanno riempito i vuoti con la fantasia, inserendo Leonardo nella propria memoria collettiva.
La Valle d’Aosta: il mito delle Alpi
In Valle d’Aosta le testimonianze storiche si dissolvono del tutto, lasciando spazio solo al mito. Qui si racconta che Leonardo avrebbe viaggiato tra i ghiacciai per studiare le rocce, osservando con occhi da scienziato quelle montagne maestose. È una leggenda affascinante, ma priva di fondamento: nessun documento attesta la sua presenza nella regione alpina.
Eppure l’idea non stona. Leonardo, con il suo sguardo onnivoro, avrebbe davvero potuto interessarsi a fenomeni glaciologici, geologici, paesaggistici. E così, anche senza esserci mai stato, il suo nome si lega idealmente alle Alpi, come se il paesaggio stesso evocasse la sua curiosità.
Oltre le Alpi: Mantova e Varese
Mantova: la corte dei Gonzaga
Se ci spostiamo verso la Lombardia orientale, la storia torna concreta. Nel 1499 Leonardo trovò rifugio a Mantova, dopo la caduta di Ludovico il Moro. Qui entrò in contatto con Isabella d’Este, la brillante marchesa dei Gonzaga, che gli commissionò un ritratto. Ne rimane il famoso cartone preparatorio, oggi al Louvre: un disegno elegante, incompiuto, che pure testimonia il dialogo tra due figure eccezionali del Rinascimento.
Isabella, però, non fu mai del tutto soddisfatta: scrisse più volte a Leonardo chiedendo un’opera finita, un dipinto, un dono tangibile. La sua insistenza restituisce un lato umano della vicenda: perfino i potenti del tempo faticavano a trattenere un artista che spesso preferiva inseguire nuove idee piuttosto che completare i lavori.
Varese: il Sacro Monte e il disegno perduto
Infine, a Varese, si è parlato di un disegno di San Giovanni Battista, conservato al Museo Baroffio del Sacro Monte e poi rubato. Per anni fu ritenuto un autografo di Leonardo; oggi gli studi lo attribuiscono ai suoi allievi. Anche qui il confine tra realtà e mito è sottile: basta un tratto simile, un’allusione stilistica, per accendere l’illusione di possedere un’opera del maestro.
Tra storia e mito: l’eredità di Leonardo
Il viaggio nel Nord-Ovest d’Italia sulle tracce di Leonardo da Vinci è un intreccio continuo di fatti e leggende. Alcuni luoghi possono vantare prove concrete, come Vercelli o Mantova con il cartone di Isabella d’Este. Altri vivono soprattutto di suggestioni: ponti mai costruiti, paesaggi mai osservati, opere mai dipinte.
Eppure, proprio questo intreccio racconta molto della grandezza di Leonardo. Il mito che lo circonda non lo sminuisce, anzi: lo amplifica. Mostra come il suo nome sia diventato patrimonio universale, capace di accendere l’immaginazione delle comunità locali e di generare racconti sempre nuovi.
Leonardo appartiene a tutti, anche a chi lo ha avuto soltanto in sogno. Ed è forse questo, più ancora delle sue invenzioni e dei suoi quadri, il segno più tangibile della sua immortalità.
Dal cuore di Torino al fascino di Vercelli, dai vicoli di Genova alle valli di Savona e Imperia, dalle montagne della Valle d’Aosta alle corti di Mantova, fino ai panorami di Varese: il nostro gruppo editoriale è presente in tutte queste città, perché la storia che raccontiamo vive nei luoghi stessi che la ispirano.













