Già prima dell'emergenza Coronavirus il settore commercio attraversava un momento di grave crisi sia per motivi congiunturali che di mercato per cui moltissime aziende erano già in forte difficoltà per la riduzione dei consumi. Una condizione che la chiusura coattiva dei negozi ha ulteriormente aggravato. A denunciarlo è Assovie.
“La chiusura forzata delle attività fino a data da stabilire – spiega Assovie, che dà voce alla maggioranza della Associazioni di Via di Torino – costringerà le aziende alla svendita degli articoli perché ormai fuori stagione, o deteriorati nel caso di merci deperibili, e senza la possibilità economica di poter sostenere i costi per il riassortimento questi negozi finiranno sul lastrico”.
“In questo contesto – dice Assovie – le azioni di supporto messe in campo dal Governo si sono dimostrate sino a oggi non solo insufficienti, ma in massima parte ancora non usufruibili; tra queste citiamo la cassa integrazione in deroga oppure il contributo di 600 euro riservato ai soli lavoratori autonomi ma non ai soci di società commerciali o artigianali, privando così di copertura una buona parte della platea, oppure ancora il credito di imposta sugli affitti in compensazione sui tributi dovuti nel 2020 e solo per locali in cat.c1 escluse le merceologie di cui l’all.1 del DPCM 11 Marzo ovverosia quelle che sono rimaste aperte (tranne rari casi) per solo spirito di servizio con incassi pressochè azzerati”.
“Anche i provvedimenti concessi dal Comune hanno deluso le aspettative perché si tratta, anche in questo caso, di soli posticipi nelle date di pagamento di alcuni tributi locali, TARI in primis, ma non di sgravi; saranno tributi da pagare nella loro interezza nel momento in cui la crisi sanitaria sarà superata”.
Secondo Assovie, il superamento della fase di lockout non sarà lo stimolo a una robusta corsa agli acquisti: “L'incertezza accompagnerà invece i clienti ancora per molto tempo, e quindi il riaprire le attività con costi fissi sempre attivi, ai quali si sommeranno i costi e i tributi non pagati e rimandati, non farà che spingere al fallimento delle aziende trasformando in sociale l'emergenza sanitaria appena superata, riducendo al rovina gli imprenditori e costringendo a chiusure e licenziamenti delle maestranze, e tutto questo senza che ci sia stata responsabilità dell'imprenditore stesso nel proprio tracollo finanziario. Ciò che verrà a mancare in maniera drammatica sarà la liquidità ed è su questo punto che a tutt’oggi non abbiamo avuto alcuna rassicurazione; senza fondi non si potranno pagare le fatture scadute, non si potranno anticipare gli stipendi ai dipendenti, non si potrà acquistare il magazzino che servirà a ripartire, e ciò non solo preoccupa, bensì terrorizza gli operatori commerciali”.
Assovie sollecita urgenti provvedimenti che rassicurino gli operatori in modo da evitare, per quanto possibile, gravi crisi di categoria con inimmaginabili conseguenze sia economiche che sociali. Tra questi: versamenti a fondo perduto mirati a garantire il sostegno economico degli imprenditori rimasti senza ricavi, accordi per finanziare gli insoluti bancari, finanziamenti agevolati con interessi a carico dello Stato concessi con garanzie da parte di fondi direttamente accessibili, abbattimento dell’Imu sugli immobili commerciali, sgravio totale sui tributi locali per tutto il 2020 e possibilità di rateizzare l’anno successivo senza spese o interessi, potenziamento del “Bando Periferie”, modifiche alla L.R. 34/04 “Sostegno al sistema di garanzie in favore delle Pmi piemontesi attraverso l'integrazione dei fondi rischi del Confidi”.