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Cultura e spettacoli | 12 maggio 2017, 15:49

Torino, nasce il “Fondo Orengo”

Oltre 7000 volumi e numerosi documenti appartenuti allo scrittore Nico Orengo, tra cui manoscritti, appunti e acquerelli, sono stati donati al Centro Studi “Gozzano-Pavese”, dell’Università di Torino. Ora le carte dello scrittore potranno essere catalogate e valorizzate

Torino, nasce il “Fondo Orengo”

Un fondo per raccogliere l’eredità di Nico Orengo. A quasi otto anni dalla scomparsa dello scrittore, che per quasi un ventennio fu direttore del settimanale letterario “Tuttolibri”, l’Università di Torino, con il Centro Studi “Gozzano-Pavese”, istituisce un archivio grazie alle donazioni dei suoi eredi.Si tratta di circa 7.000 volumi, distribuiti tra le case degli Orengo a Torino, Treiso (a due passi da Alba) e La Mortola, storica residenza della famiglia, che di quei luoghi è originaria, piccolo borgo che si trova nei pressi del confine francese in Liguria, a pochi metri dagli amati Giardini Hanbury.

Su iniziativa della famiglia, l’enorme patrimonio letterario, cui si aggiungono 10 scatole di manoscritti e ben 24 scatoloni pieni di appunti, l’Università di Torino ha ricevuto questa importante donazione. L’obiettivo è la conservazione ma soprattutto la valorizzazione di libri e documenti.
“L’archivio andrà riordinato – ha spiegato Mariarosa Masoero, direttore del Centro “Gozzano-Pavese” – per essere catalogato e conservato. Tutto questo costituirà il Fondo Orengo”. E il materiale sarà quindi accessibile e consultabile, ma servirà ancora un po’ di tempo, perché la quantità di documenti è notevole.
“Sono contento di questo conferimento – ha commentato Ernesto Ferrero, scrittore, collega di Orengo all’Einaudi e storico direttore del Salone del Libro di Torino – perché mai come in questo momento l’Italia ha dato prova di ignorare cosa sia la filologia, ma mai come in questo momento credo ne abbia bisogno. La filologia è un’istanza etica e civile”.

La presentazione, introdotta da Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di Torino, si è trasformata in una conferenza stampa piuttosto insolita, “come sarebbe piaciuto a Orengo”, hanno osservato i presenti. Ciascuno, infatti, ha condiviso un proprio affettuoso ricordo dello scrittore.
“Ricordo benissimo – ha aggiunto Ferrero – quando nel 1966, all’Einaudi, comparve sulla porta questo ragazzo di 22 anni con i capelli da artista bretoniano. Abbiamo lavorato uno di fronte all’altro in quella pittoresca congrega che era la redazione dell’Einaudi dell’epoca”. Orengo passò dodici anni all’ufficio stampa Einaudi, fino a diventarne responsabile, prendendo il posto proprio di Ernesto Ferrero. Si formò professionalmente e culturalmente, lasciando poi l’incarico per andare a lavorare a “Tuttolibri”.

“Il mio Nico – ha aggiunto Bruno Quaranta, redattore dell’inserto letterario de “La Stampa” – è quello di “Tuttolibri”, cioè un signore che ha interpretato la vita come una seria filastrocca. Sceglieva i libri con un gusto particolare, li apriva con diffidenza e speranza. Nico ha vissuto nel segno del diletto”.
Un’idea dell’uomo, prima che del professionista, condivisa anche dall’artista Ugo Nespolo. “Lui era un tipo che si “divertiva” – ha raccontato –, come provo a fare anche io, ma con più fatica. Nico non era uno che stava nei binari. Ed è questo suo essere eclettico la formula che mi è piaciuta di più. Sono felice che le sue carte vengano valorizzate anche da un punto di vista più profondo”.
“Che questo patrimonio venga valorizzato ci riempie di gioia – ha aggiunto Chiara Simonetti, vedova di Nico Orengo, vera artefice di questa importante donazione –. Ho donato queste carte perché è doveroso che Nico abbia un posto così importante dove stare”.

Paolo Morelli

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