/ Attualità

Attualità | 02 agosto 2017, 18:03

Parafarmacie lanciano un allarme: "Urgono nuove leggi o rischiamo di chiudere"

Carenze normative e multinazionali del farmaco mettono a rischio centinaia di posti di lavoro

Piera Cena, titolare di parafarmavia a Chivasso e coordinatrice regionale del comitato anticrisi

Piera Cena, titolare di parafarmavia a Chivasso e coordinatrice regionale del comitato anticrisi

Vengono definite "anomalia" anche se create con una legge del Parlamento italiano. Sono le parafarmacie, ormai molto diffuse su tutto il territorio nazionale; soltanto in Piemonte se ne contano circa 140. Sono state generate dal decreto legge del 2006 definito "pacchetto Bersani" riguardante disposizioni urgenti per il rilancio economico che conteneva nuove norme sulle liberalizzazioni.

Le parafarmacie, del tutto equiparabili alle normali farmacie, a causa di forti restrizioni e limitazioni si trovano oggi in seria difficoltà con serio rischio di perdita i centinaia di posti di lavoro. Da qualche mese è nato un comitato spontaneo anticrisi a livello nazionale che comprende tutta la categoria e a cui ha aderito anche la Federazione nazionale parafarmacie italiane (Fnpi). Coordinatore nazionale è Daniele Viti, coordinatrice regionale del comitato è la chivassese Piera Cena.

"All'interno di ogni parafarmacia – spiega Daniele Viti - c'è un farmacista, laureato e abilitato, iscritto all'Ordine esattamente come i colleghi che lavorano in farmacia, ma veniamo considerati di serie B da tutti. A partire dalla politica, che ci ha creati, per finire agli stessi colleghi che lavorano in farmacia. Oramai veniamo chiamati anomalia, ma se è la politica che ci ha creati perchè dovremmo considerarci tale? D'altra parte siamo anche tenuti a pagare la quota annua di iscrizione all'Ordine, come tutti i farmacisti, e versare la nostra previdenza obbligatoriamente alla cassa previdenziale dei farmacisti Enpaf, per intero come i titolari di farmacia, pur avendo fatturati diversi.

Inoltre noi possiamo dispensare solo farmaci che non richiedono ricetta e abbiamo anche altri divieti. A esempio, non possiamo svolgere gli esami di autoanalisi presso i nostri esercizi (come ha stabilito una sentenza della Corte Costituzionale): ma come possono dire che sia per sicurezza se siamo farmacisti anche noi?".

Secondo il comitato anticrisi la carenza legislativa, unita a una prossima aggressione del mercato da parte delle multinazionali, metterà in serio pericolo non soltanto le parafarmacie.

"A forza di restrizioni e disparità assurde – sostiene Piera, titolare di una parafarmacia in corso Galileo Ferraris, a Chivasso, e coordinatrice regionale del comitato anticrisi - siamo arrivati ad una vera e propria emergenza sindacale, alcuni colleghi sono oramai allo stremo, altri sono stati costretti a chiudere, in alcuni casi con danni irreparabili per loro e le loro famiglie. Sappiamo che c'è un provvedimento in Parlamento che dovrebbe occuparsi di queste problematiche, ma non si capisce per quale motivo trovi ostacoli e sia fermo. La risoluzione di questa emergenza potrebbe essere a costo zero e porterebbe all'incremento di posti di lavoro. Inolre, con l'avvento dei grandi capitali, le problematiche della nostra categoria aumenteranno: il mercato verrà ad essere inevitabilmente gestito dalle multinazionali e con esso i prezzi che potranno essere abbassati a piacere, per la gioia dei Clienti, soffocando le piccole attività professionali che saranno obbligate a chiudere, salvo poi ad essere nuovamente rialzati una volta che sia stata acquisita la quota di mercato prevista, quasi un monopolio. Ma aldilà di tutto, è la figura professionale del farmacista che ci rimetterà di più e quindi anche tutti "i farmacisti di farmacia" che ci hanno sempre ostacolati. Le multinazionali saranno in grado di garantire la presenza di un farmacista preparato e competente a disposizione dei clienti? Farmacisti non ci si improvvisa".

Uno scenario futuro che potrebbe destabilizzare l'intero comparto: "I farmacisti titolari di parafarmacie si troveranno indubbiamente in grande difficoltà di fronte a questa impari concorrenza – sottolinea Piera Cena -. Molti saranno costretti a chiudere e forse lo stesso capiterà anche ad alcuni titolari di farmacia che magari non risentendo ancora pesantemente della crisi che ha investito il settore delle parafarmacie, non si sono ancora ben resi conto di che significa l'ingresso delle multinazionali nell'acquisizione di più farmacie. I farmacisti titolari o ex titolari di parafarmacie chiedono allo Stato un aiuto per risolvere questa emergenza sindacale: noi vogliamo solo poter svolgere a trecentosessanta gradi la nostra professione che amiamo molto, ma siamo, rispetto ai farmacisti titolari di farmacia, i fratelli poveri, benché abbiamo pari dignità professionale e pari formazione. Il lavoro è dignità e vita ed è frustrante non riuscire a svolgerlo nel migliore dei modi. Per quanto riguarda alcuni farmaci – conclude Piera Cena - in parafarmacia possiamo vendere confezioni con un certo numero di compresse o bustine, mentre lo stesso farmaco con uguale principio attivo, uguale dosaggio, uguale forma farmaceutica ma con un numero più alto di compresse o bustine per confezione è stato portato con obbligo di ricetta e quindi vendibile solo in farmacia. Questa è la vera anomalia, non noi".

Flavio Giuliano

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium