La Sanità piemontese è fuori dal piano di rientro. E a parte il gioco di parole, questo apre scenari importanti per il territorio, in termini di progetti e di investimenti (in edilizia ma non solo).
"Le prospettive sono assolutamente positive, dopo anni di Piano di Rientro e oggi siamo la regione con il miglior posizionamento nella qualità dei servizi dopo la Toscana e anche con i conti a posto, come confermeranno i dati 2017 definitivi", ha detto Renato Botti, direttore regionale per l'Assessorato alla Sanità del Piemonte, partecipando al convegno "La sanità del futuro in Piemonte e la sua governance", ospitato alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. "Stiamo inoltre lavorando - ha aggiunto - anche a un piano sulla programmazione regionale sulla cronicità, per riportare al centro la persona e la sua cura".
Case della salute, tempi d'attesa e nuovo quadro delle regole per l'accreditamento sono stati altri tre temi che hanno scandito l'attività nel mondo della Sanità in questi ultimi mesi. "E un ultimo elemento, prescritto da Roma, è quello di ridimensionare il numero di posti letto tra acuzie e post acuzie, oltre alla necessità di riorganizzazione per le cure psichiatriche", ha concluso Botti.
Un altro tema sul tavolo è l'aggregazione delle realtà ospedaliere. "Operazioni che però non rendono efficiente il sistema, soprattutto nel breve e medio periodo", ha garantito Silvio Falco, presidente della Società italiana medici manager, ma anche direttore generale del Mauriziano. "I modelli possono essere differenti sul nostro territorio regionale, ma Torino è diversa per esempio da Alessandria. E se è vero che il troppo piccolo non è gestibile, Torino attualmente continua a non funzionare adeguatamente. Tre grandi ospedali sbilanciano gli equilibri e dunque per ogni territorio serve un modello adeguato".
Delicata anche la situazione legata alla Governance del Farmaco, indispensabile sul fronte di contrattazioni, prezzi e rimedi con costi anche molto elevati. "Esiste una legge di indirizzo, ma una Governance vera non è ancora possibile definirla come tale", ha ammesso Massimo Scaccabarozzi, presidente e ad di Janssen Italia. "Ma non è corretto dire che non c'è innovazione nel mondo della farmaceutica, come conferma la riduzione della mortalità negli ultimi anni. E sono dati legati a farmaci vecchi. Quindi evidentemente il settore funziona. E i farmaci che arrivano oggi hanno almeno già 12 anni di storia alle spalle. Senza considerare i grandi input arrivati dalle scoperte sul genoma. La ricerca è diventata estremamente produttiva e i farmaci sono sempre più personalizzati, quasi sartoriali sulla persona. E se costano di più non è possibile scinderla dal contesto generale, senza considerare che rappresenta una piccola porzione della spesa sanitaria nazionale. E sempre più farmaci, come quelli oncologici, se non raggiungono i risultati stabiliti, da contratto non vengono pagati dagli Stati e vengono restituiti".