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Economia e lavoro | 11 aprile 2018, 18:50

FCA e futuro, preoccupazione anche da Fim: “Calo di produzione nei primi tre mesi dell’anno. Servono investimenti per gli stabilimenti italiani”

In attesa delle analisi di FIOM-Cgil - previste per domani - anche i metalmeccanici di Cisl dicono la loro sul futuro dell’automotive ex Fiat. Preoccupano Mirafiori e il Polo di Grugliasco

FCA e futuro, preoccupazione anche da Fim: “Calo di produzione nei primi tre mesi dell’anno. Servono investimenti per gli stabilimenti italiani”

Non è chiaro se si tratti di un gioco di echi e di richiami o di una coincidenza, ma nel giro di poche ore due dei tre maggiori sindacati metalmeccanici dicono la loro sul futuro di FCA.

Se sono attese per domattina le considerazioni di Fiom-Cgil, voce tradizionalmente molto critica verso il mondo ex Fiat, poche ore fa è stata la Fim-Cisl a esprimersi, evidenziando una certa preoccupazione. Una posizione che di certo aggiunge un mattone a quel riallineamento di punti di vista e di analisi che proprio negli ultimi tempi si è concretizzata tra le sigle storiche dei lavoratori, su Embraco ma non solo.

A far drizzare le antenne a Fim sono i dati sul primo trimestre 2018 di FCA, con una riduzione complessiva per tutti gli stabilimenti dell’8,5%. Un calo che arriva dopo i numeri importanti di fine 2017, ma che non può evitare comunque di destare qualche dubbio sul futuro. “L’effetto del rallentamento dei volumi riscontrato nell’ultimo trimestre del 2017 si è trascinato nei primi tre mesi del 2018 – evidenzia Ferdinando Uliano segretario nazionale della FIM-CISL – confermando quella flessione che i dati di vendita del settore nel nostro Paese hanno già evidenziato nei primi mesi dell’anno. L’adeguamento delle produzioni degli stabilimenti italiani all’andamento del mercato si era già visto nella prima parte dell’anno con l’allungato del periodo feriale tra Natale e l’Epifania per quasi tutti gli stabilimenti, ha visto poi seguire richieste di fermi con l’uso di alcune giornate di Cassa Integrazione Ordinaria o di maggior utilizzo del contratto di solidarietà nei due stabilimenti, Mirafiori e Pomigliano, dove è ancora in uso”.

E se ci sono situazioni che continuano a procedere di buon passo (le Fiat Professional, ma anche i piccoli Suv di Melfi), la situazione produttiva del Polo produttivo di Torino, con le produzioni Maserati, ha invece risentito “dal rallentamento di fine anno imposto dal cambio delle normative sul mercato cinese, che ha determinato una riduzione degli stock presso i concessionari, e da una flessione sul mercato.  Stessa situazione che si è determinata anche sui volumi produttivi di Alfa Romeo Giulia: l’effetto sull’occupazione non va nella direzione che tutti auspicavamo con il completamento del piano 2014-2018, cioè l’azzeramento dell’uso degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti italiani".

"Certamente non siamo nella situazione pre-piano industriale dove l’uso di ammortizzatori sociali coinvolgevano oltre il 27% dei 66.200 dipendenti di FCA e si utilizzavano oltre 32 milioni di ore di ammortizzatori, oggi gli ammortizzatori pesano poco più del 6/8% della forza lavoro. Ma come già avevamo evidenziato nel 2017, l’obiettivo occupazionale (zero ammortizzatori) entro il 2018 non verrà raggiunto. E questo è dipeso unicamente – sottolinea il segretario Fim – dalla mancata implementazione degli investimenti necessari per il lancio di queste vetture nell’ultimo periodo del piano industriale 2014-2018”.

Ecco perché diventa sempre più nodale l’appuntamento del 1 giugno, quando FCA dovrebbe presentare il nuovo piano industriale. E tra le risposte che sarà chiamato a dare, sul fronte occupazionale, ci sarà anche quella legata al polo produttivo di Torino. All’ombra della Mole le produzioni complessivamente delle tre Maserati nei primi tre mesi dell’anno hanno raggiunto la quota di oltre 15.563 vetture, mentre Alfa Romeo MiTo è arrivata a circa 4.075 unità. “Mentre su Maserati ci aspettiamo una ripresa nei volumi e i segnali già si fanno sentire per i prossimi mesi, per Mi.To la situazione è certamente più preoccupante, perché i volumi per una vettura di largo consumo si sono troppo ridimensionati”.

 

Per questo motivo Fim-Cisl insiste sull’attuazione “di tutte le iniziative necessarie per preparare i lavoratori, attraverso uno straordinario piano formativo e di addestramento preparatorio alla nuova produzione che verrà comunicata il primo di giugno”.

Massimiliano Sciullo

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