È Fernando Aramburu il vincitore della quinta edizione del Premio Strega Europeo – di cui, per la prima volta a Torino, in occasione del Salone Internazionale del Libro, si è tenuta la cerimonia –, con il suo romanzo, “Patria”.
“Mi sento onorato. Nel mio romanzo narro storie di sofferenza, un modo di raccontare piccole storie della mia terra d’origine, attraverso l’esperienza di vita dei miei personaggi. Sono molto grato per questo premio, e voglio riconoscere anche il merito del mio traduttore italiano e dei miei concittadini, che per anni hanno subito dolore”.
“Patria – ha aggiunto – è una parola che crea dei problemi, infatti, in molti paesi, le case editrici hanno deciso di lasciare il titolo originale, perché ‘patria’ è un termine che brucia, fa paura ed è poco attraente. Per me, tuttavia, ha molteplici significati, anche se, quando parlo di lei, mi riferisco sempre alla mia, di patria, nei Paesi Baschi, facendo collegamenti ai personaggi che la popolano. È una parola ombrello, che copre la testa dei protagonisti del mio libro, oltre a essere la prima parola che ho scritto, nella stesura di questo romanzo”, ha specificato.
“Gli autori candidati sono i rappresentanti delle eccellenze narrative europee”, ha spiegato, in apertura, il moderatore Stefano Petrocchi.
Infatti, “l’Europa si costruisce anche attraverso lo scambio delle culture, delle sensibilità e delle espressioni linguistiche: lo scopo è creare un tessuto culturale con cui dare concretezza a questa idea di Europa, con il rispetto di tutti”, ha commentato lo studioso Giovanni Solimine.
“Sono contenta di poter festeggiare il vincitore 2018 qui, creando un contatto tra la manifestazione romana e i luoghi in cui il Premio Strega vuole abitare, negli anni”, ha aggiunto, in seguito, Maria Ida Gaeta. Inoltre, “il fatto che siano candidati autori che abbiano vinto premi nei propri paesi ci fornisce un’idea di quali siano le tendenze europee, e significative sono le assonanze e le tematiche affrontate dagli stessi”.
I candidati al Premio Strega Europeo, oltre al vincitore, erano: Oliver Guez, con “La scomparsa di Josef Mengele”; Lisa Mclnerey, con “Peccati gloriosi”; Auour Ava Olafsdottir, con “Hotel Silence”; e Lize Spit, con “Si scioglie”.
“Il mio testo è la storia degli anni trascorsi in Argentina da Josef Mengele: il risultato di una visita accurata dei luoghi della sua esistenza e della messa in scena di tutto questo, mossa dalla priorità di esprimere coerenza nella delineazione della vita di un criminale come lui”, ha affermato Oliver Guez. “Non-fiction è forse l’espressione che meglio si adatta a questo lavoro editoriale: l’obiettivo è far venire meno i confini tra la realtà e la finzione, raccontando la storia vera di un personaggio fautore del male assoluto nazista, sparito e mai cercato, quindi mai arrestato”.
Sfondo religioso, invece, per il romanzo “Peccati gloriosi”, di Lisa Mclnerey. Ambientato in Irlanda, in esso danzano insieme caos e ordine ed è delineato “il rapporto dell’Irlanda con l’Europa, un dialogo che denota appartenenza e identità”, come ha precisato l’autrice.
“Hotel Silence”, ancora, pone al centro “mascolinità nel contesto della guerra e della sofferenza”, dove, ha spiegato Auour Ava Olafsdottir, “cerco di affrontare la tematica del dolore dell’uomo: ogni fiction è una metafora, un estratto di tutta la realtà”. Un romanzo molto fisico, dove il corpo riveste un ruolo centrale, cosparso di tatuaggi e cicatrici, emblema di ciò che si è sopportato. “La vita è un caos incredibile, e ogni autore cerca sempre di dare, a questo, un ordine: tutti gli scrittori comunicano metafore, dunque significati”.
Infine, Lize Spit, “un talento straordinario che ha scelto di raccontare la violenza e la sua genesi”, ha raccontato la rappresentante della casa editrice – l’autrice era assente a causa di impegni inderogabili, n.d.r.
“Un deterioramento progressivo dei rapporti tra i ragazzini protagonisti del testo, con un esito terribile. Il tutto narrato con uno stile fortissimo, dalla maturità stilistica introvabile in un’autrice di così giovane età”.
“Il filo conduttore di tutti i romanzi – ha concluso, infine, la madrina del Premio Strega Europeo, Beatrice Covassi – è la Storia, in tutte le sue declinazioni”. Infatti, “spesso non riusciamo a progettare il nostro futuro proprio perché non guardiamo al nostro passato, mentre è fondamentale ritrovare gli echi dello stesso e ricucirne le trame”.














