Decine di scarpe lasciate all'ingresso, mani femminili che avvolgono veli attorno alle loro teste, la sensazione accogliente e familiare di un tappeto soffice sotto i piedi nudi.
Mai come ieri San Salvario è stata tanto multietnica. Il quartiere torinese cosmopolita per eccellenza ha spalancato le porte a tutta la cittadinanza, in occasione della seconda edizione di "Moschee aperte". Tantissimi i volontari della comunità islamica che si sono affaccendati per ospitare al meglio i partecipanti, smaglianti i sorrisi dei Giovani Musulmani che dalle 18 in avanti hanno gestito le visite guidate nei luoghi di culto e, al termine, l'Iftar Street in piazza Saluzzo, la grande cena di fine digiuno nel mese del Ramadan.
Nella moschea Omar Ibn al Khattab, di via Saluzzo 18, i visitatori sono stati accompagnati in un tour tematico sulla cultura musulmana e la funzione degli spazi di preghiera. In quella che è stata la prima moschea torinese, nata nel 1992 grazie all'iniziativa di un gruppo di universitari, si respirava un'atmosfera distesa, serena, priva di ogni qualsiasi forma di tensione.
"Noi condanniamo con forza il terrorismo - spiega la giovane Fatma - perché il Corano non comanda la violenza. Chi pensa di agire in suo nome facendo del male alle persone, è solo un ignorante che non ha saputo interpretare le scritture".
Ma qual è il ruolo della donna nella società musulmana? E non si soffre troppo durante il digiuno del Ramadan? Queste e altre le domande rivolte dai cittadini ai volontari, che hanno risposto a ogni curiosità rompendo a poco a poco quel muro di pregiudizi - dettato per lo più dalla non conoscenza - che troppo spesso compromette l'apertura interculturale.
E forse i ringraziamenti lasciati all'uscita, tutti raccolti in un grande libro, significavano proprio questo: grazie per averci aiutato a capire, per aver arricchito la nostra mente e il nostro cuore.
In via Saluzzo è poi arrivata anche la sindaca Chiara Appendino, in compagnia del prefetto Renato Saccone e dell'arcivescovo Cesare Nosiglia.
La prima cittadina ha salutato l'Imam e visitato la moschea. Come regalo per lei, il nome della figlia Sara scritto in calligrafia araba.
"Vogliamo far passare un messaggio di convivialità possibile, senza violenza", ha spiegato l'Imam. "Possiamo contare circa 1500 partecipanti in questa giornata storica, realizzata grazie al Comune di Torino. E' bello veder intervenire tanti giovani che desiderano visitare in prima persona i centri islamici, non basandosi solo su quanto viene divulgato tutti i giorni".
"La moschea aperta dimostra la possibilità di costruire una vera comunità insieme", ha sottolineato Saccone. E Nosiglia: "Che sia per tutti uno stimolo alla disponibilità verso gli altri, per far sì che nella nostra città ci siano più amore e rispetto reciproco. Dobbiamo imparare tanto dal Ramadan, un periodo di preghiera e digiuno che avvicina a Dio e ci permette di intraprendere un vero cammino di conoscenza".
Al calar del sole, ecco piazza Saluzzo riempirsi di gente, seduti ai tavoli portati dai volontari o per terra, ovunque ci fosse posto. Una grande cena in cui tutti hanno condiviso le stesse pietanze, festeggiando senza distinzioni la fine di un bel giorno di festa che ha reso San Salvario una piccola capitale al confine tra Oriente e Occidente.