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Attualità | 04 giugno 2018, 13:25

Una campana per "svegliare" la Corte dei Conti di Torino: "Il debito non dorme"

Questa mattina presidio in via Bertola del Comitato Acqua Pubblica Torino: "Nel 2018 spenderemo quasi 16 milioni di euro solamente per gli interessi dei contratti derivati"

Una campana per "svegliare" la Corte dei Conti di Torino: "Il debito non dorme"

Aumenta il debito del Comune di Torino e il benessere dei cittadini si riduce. Le vertenze sociali patiscono un progressivo soffocamento al ritmo del piano di rientro. Molti servizi sono abbandonati a se stessi perché mancano le risorse.

Questi e tanti altri i temi al centro delle rivendicazioni portate avanti dal Comitato Acqua Pubblica Torino, in presidio dalle 12 di questa mattina sotto la Corte dei Conti in via Bertola. Come simbolo della protesta, una campana che risvegli i giudici. "Il debito non aspetta: nel 2018 spenderemo quasi 16 milioni di euro solamente per gli interessi dei contratti derivati", dichiarano.

"Siamo convinti che si debba aprire un vertenza cittadina per rivendicare la disponibilità per tutti delle risorse che sono nostre perché da noi sono state prodotte. I campi di intervento e gli obiettivi per i quali costringere il Comune di Torino a utilizzare il nostro denaro in favore di tutte le persone e non dei soliti noti non mancano: l'edilizia scolastica, l'incremento del personale dipendente che gestisce i servizi comunali, i servizi educativi e per l’infanzia, la casa, il sostegno al reddito, i trasporti pubblici, l'accoglienza a chi scappa da guerre e povertà, il sostegno agli anziani, ai disabili e alle persone in difficoltà".

Il silenzio della Corte dei Conti sul debito accumulato da Torino è la colpa più grave, per il comitato. "Cosa aspettano i giudici della sezione piemontese a esprimersi?", si chiedono. "Forse anche qui a Torino nei tribunali si vive un conflitto d'interessi?".

Infine, un appello all'amministrazione comunale, perché accetti che siano i cittadini a beneficiare del patrimonio comune. "Ci aspettiamo - concludono - che la Corte dei Conti produca non un piano di rientro, ma di uscita dal debito e derivati".

Manuela Marascio

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