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Economia e lavoro | 18 luglio 2018, 11:52

Il mattone prova a scrollarsi di dosso la polvere della crisi. "Ma servono Olimpiadi e Tav". E intanto "paga" 18 Embraco (VIDEO)

Il presidente Ance Torino Mattio: "La città rischia di rimanere emarginata e le polemiche ci rallentano". Bruciati almeno 9.000 posti dal 2008

Il mattone prova a scrollarsi di dosso la polvere della crisi. "Ma servono Olimpiadi e Tav". E intanto "paga" 18 Embraco (VIDEO)

Ora che la polvere sollevata dalla crisi sembra poggiarsi, il mattone si scopre ancora piuttosto fragile. Colpa degli effetti di lungo periodo della recessione, ma anche di una scarsa prospettiva di risorse a disposizione da investire, nel pubblico prima ancora che nel privato.

A scrutare l'orizzonte è Antonio Mattio, da 8 mesi al timone di Ance Torino. "La situazione del nostro settore non è particolarmente florida, ma la nostra speranza è che si possa tornare a crescere in futuro", sintetizza il presidente dei costruttori edili torinesi."Come Ance rappresentiamo le imprese sopravvissute. E chi è rimasto in piedi ha fondamentali forti - prosegue - ma abbiamo bisogno che dalla politica e dalle istituzioni ci venga data una mano. Qui si muore di burocrazia: tutti sanno che esiste, ma nessuno sa come risolverlo e sembra ci sia rassegnazione. Se non sanno come cambiare loro, come possiamo farlo noi da soli?".

Numeri alla mano, le opere pubbliche nei primi sei mesi del 2018 hanno contato 114 bandi di importo inferiore ai 50 milioni di euro, per un totale di 134. Dati che non scatenano l'ottimismo. Ma che non vedono Palazzo Civico finire dietro la lavagna."I rapporti col Comune sono buoni. C'è da parte loro grande disponibilità ad ascoltare e cercare di risolvere concretamente problemi, anche quelli più piccoli, che potrebbero aiutare per un rilancio delle nostre aziende. Non si possono aspettare grandi strumenti come il Piano Regolatore. Abbiamo aperto diversi tavoli col vicesindaco Montanari e qualcosa si sta facendo. Per esempio la riduzione degli oneri di urbanizzazione per le ristrutturazioni che deve passare in Consiglio. Non è la soluzione a tutti i mali, ma è un segno di come si possa agire".
I conti dunque sono quello che sono, ma si sconta anche il recente Codice degli appalti: "Un imbuto che ha bloccato tutto, anche nel caso in cui aumentino gli stanziamenti".

E tra le grandi opere, il discorso non può non cadere su TAV e Olimpiadi. "I Giochi possono rigenerare intere aree e sono una grande opportunità. Ma la mia paura è che siamo arrivati a un punto in cui la candidatura è incerta. Rimanere col cerino in mano è una responsabilità enorme e gli ultimi sondaggi dicono invece che 8 torinesi su 10 vorrebbero le Olimpiadi".

Sulla Torino-Lione "Non si può tornare indietro. Altrimenti la marginalizzazione di Torino è un rischio sempre più concreto. Tabella Olimpiadi sono due opere strategiche per il nostro territorio. In Francia vanno avanti e da noi è tutto quasi fermo e rimaniamo indietro".

Tra le conseguenze più pesanti, quelle occupazionali: "Si sono persi almeno 9000 posti di lavoro dal 2008, solo per quello che può essere tracciato dalla cassa edile. Come fossero 18 Embraco, due all'anno. Ma poi c'è tutto l'indotto. Il nostro settore è stato messo da parte, mentre siamo ancora un volano potente e soprattutto il nostro settore non delocalizza, crea occupazione sul territorio e genera indotto".

Nel 2008 il Comune di Torino era la maggiore stazione appaltante, per lavori che erano di 170-200 milioni. Quest'anno, al massimo, non si arriverà oltre i 20. "Questa è una sintesi efficace della situazione", conclude Mattio.

Massimiliano Sciullo

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