/ Cultura e spettacoli

Cultura e spettacoli | 29 luglio 2018, 17:51

La realtà rivisitata alle Ogr con una mostra che nasce da una poesia

Apre la mostra “Forgive me, distant wars, for bringing flowers home”. Prima collettiva di tre artisti iraniani, di cui uno premiato ad Artissima 2017

La realtà rivisitata alle Ogr con una mostra che nasce da una poesia

Una mostra che è il risultato di un accumulo. Opere già utilizzate in altri spazi, rivisitate, modificate, ma anche opere di altri artisti che fanno parte della collezione privata dei tre autori di “Forgive me, distant wars, for bringing flowers home”. Si tratta degli artisti iraniani Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian, che per la prima volta espongono insieme in Italia.

L’esposizione, curata da Abaseh Mirvali, è stata inaugurata al Binario 1 delle Ogr Torino, dove resterà allestita fino al 30 settembre. Il lavoro, in realtà, è lo sviluppo del Premio Ogr che è stato assegnato a Rokni Haerizadeh durante l’edizione 2017 di Artissima.

Intanto il titolo, che riprende un verso della poesia “Under One Small Star” della celebre poetessa polacca Wislawa Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel 1986.

In mostra si incontrano temi di attualità, come le migrazioni (molto presenti, a onor del vero) oppure la violenza sulle donne. Sono storie decontestualizzate, trattate persino con leggerezza al solo scopo di mostrarle, senza dare messaggi morali. Ci sono, ad esempio, le immagini cui purtroppo siamo stati abituati dalla televisione: sbarchi, salvataggi in mare, naufragi. Persone che fuggono, che vengono scomposte nella loro immagine, senza i volti, perché siano soltanto persone che fuggono in cerca di una vita migliore.

Il percorso espositivo si compone così di diverse opere, a cominciare dai pavimenti dipinti, come quello che accoglie i visitatori e che era stato realizzato per la Kunsthalle di Zurigo. Ma emerge anche il tema dell’identità personale, a partire dal testo teatrale “Le serve”, commedia tragica e violenta scritta da Jean Genet nel 1946. In un video, gli artisti indossano a turni i vestiti di una serva e di un padrone, scambiandosi così continuamente i ruoli. L’abito, in questo caso, definisce l’identità della persona. È così, in un certo senso, anche nella nostra società?

La mostra è prodotta dalle Ogr con il supporto della Fondazione Crt. Ma alla sua realizzazione hanno contribuito diverse realtà culturali: Alserkal Avenue, Artissima, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Teatro Regio di Torino.

Per informazioni: www.ogrtorino.it

Paolo Morelli

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium