Eccellente il convegno a Torino, eccellenti gli oratori, lodevole, soprattutto, la presa d'atto del mondo delle imprese e dell'industria dell'importanza decisiva delle grandi opere e della TAV in particolare, minacciate dalla visione pre-moderna del M5s, quello nazionale non meno di quello locale.
Non è tempo di fare polemiche, perché quanto sta accadendo in Italia dopo il voto del 4 marzo è sotto gli occhi di tutti. Anche di coloro che salutarono con qualche entusiasmo l'elezione del sindaco Chiara Appendino, due anni fa, e l'affermazione dei Cinquestelle lo scorso marzo vedendo in questi eventi un momento storico di svolta.
A distanza di mesi, però, anche il mondo dell'impresa si è accorto che la benevolenza accordata al governo giallo-verde e i particolare ai rappresentanti grillini è stato un investimento rischioso per il Paese e per le imprese. I proclami pentastellati contro le grandi opere e la sponsorizzazione aperta e dichiarata dei No-Tav sono diventati veri e propri punti del programma di governo con il rischio di bloccare non la Tav ma di paralizzare ogni processo di modernizzazione dell'Italia.
I ministri Di Maio e Toninelli, cercano di realizzare quella "decrescita felice" che coincide, nell'ideologia di Beppe Grillo, con il blocco di tutte le grandi opere, dalla Tav alla Tap, con tanti saluti alla modernizzazione dell'Italia che invece ha un bisogno disperato di modernizzare e costruire nuove infrastrutture. Forza Italia si è battuta e continua a battersi in Parlamento per ostacolare i programmi grillini che puntano al blocco delle opere infrastrutturali e, per questa via, a isolare l'Italia dall'Europa.
Sicuri di trovare, nella nostra battaglia, l'accordo degli amici della Lega, convinti come noi della necessità di aprire un grande "cantiere Italia", a cominciare dalla TAV.