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Economia e lavoro | 06 novembre 2018, 13:50

L'automotive deve riaccendere i motori, Fiom in strada per svegliare Torino: "Subito due modelli". E continua a bocciare la Tav (VIDEO)

Iniziative in vari punti della città: fabbriche, università, mercati e fermate della metro. Lazzi: "Povertà e disoccupazione perché abbiamo abbandonato la nostra vocazione, invece di evolverci". Appello a Comune, Regione e John Elkann. Ma niente piazza il 10 novembre

L'automotive deve riaccendere i motori, Fiom in strada per svegliare Torino: "Subito due modelli". E continua a bocciare la Tav (VIDEO)

I cancelli delle fabbriche, compresa Maserati a Grugliasco quando riaprirà. Ma anche le piazze, le strade, le fermate della metropolitana e le Università (Politecnico, Palazzo Nuovo e Campus Einaudi), senza dimenticare i mercati, a partire da Porta Palazzo, dove ci saranno un gazebo e le bandiere, oltre ai volantini.

La Fiom-Cgil scende in strada. "Torino sta attraversando un periodo di crisi di identità, ma anche di prospettive. E anche se nessuno piange miseria con fare sabaudo, un quarto delle famiglie sono al limite della soglia di povertà e 36 ragazzi su cento non trovano lavoro, anche se laureati. Così Edi Lazzi, neo segretario dei matalmeccanici torinesi, presenta la nuova iniziativa del sindacato, "perché la crisi dell'auto si è riflessa su tutto il territorio".

I numeri dicono che dal 2006 a oggi le auto prodotte sono scese da 218mila a circa 30mila nel 2018. Con un calo vertiginoso dell'86%.

Lo stesso effetto è evidente sugli addetti. "Una stima prudenziale, cui sfuggono le piccole e medie realtà in cui non siamo presenti, dice che si sono persi 15mila posti di lavoro".

E chi non l'ha perso, il posto di lavoro, magari è in cassa o sotto ammortizzatori sociali, dove non sono finiti (come alla Carrozzeria di Mirafiori). E quelli che sono stati spostati a Grugliasco, alla Maserati, si trovano con giornate di fermata che pesano per oltre il 45%. "Chi è in cassa perde salario, in una quota anche consistente - dice Lazzi - e questo pesa sui consumi e su tutto il territorio torinese". Nel 2016 le giornate erano solo il 22%, in una vera e propria escalation.

Sul che fare (domanda storica), la ricetta di Fiom non può prescindere dalla manifattura e dal settore auto. "Un errore già fatto in passato e vediamo dove siamo finiti. Bisogna almeno stoppare l'emorragia, tenendo qui quello che abbiamo ancora. E poi magari invertire la tendenza. Le automobili non sono un prodotto che scomparirà: ci saranno per i prossimi 2-300 anni, ma cambieranno, così come sono già cambiate, a partire dalla motorizzazione". "Torino deve essere il volano di questo cambiamento - prosegue il segretario Fiom - e servirebbero almeno due nuovi modelli, da assegnare a Mirafiori e Grugliasco, per dare respiro alla situazione attuale. Quali modelli? Di fare solo Maserati non ce l'ha ordinato il medico: ben vengano Alfa o utilitarie".

E l'interlocutore non può che essere casa Agnelli: "Non c'è Fiat senza Torino e non c'è Torino senza Fiat", come disse l'Avvocato. "Vogliamo parlare alla città e ai cittadini in generale - conclude Lazzi - ma anche con Comune e Regione prima dell'incontro del 13 dicembre, quando ci saranno i Consigli congiunti. Vogliamo discuterne e parlarne con calma". Ma non manca l'appello alla Famiglia. "Loro continuano a essere proprietari di FCA e potremo le nostre domande a John Elkann, per capire se condivide ancora la visione di suo nonno".

Sulla partita del contratto da rinnovare "vogliamo discutere, anche se non ne abbiamo condiviso l'impostazione. Però vogliamo continuare a dare rappresentanza ai lavoratori. Salario, condizione di lavoro e prospettive sono i maggiori timori degli addetti, ce lo hanno detto loro e devono essere ascoltati". "Non entro nelle scelte degli altri sindacati, ma mi fa strano che si presentino piattaforme senza aver prima coinvolto i lavoratori. Noi lo abbiamo fatto".

Un altro tema di questi tempi, anche se all'esterno della fabbrica, è quello della TAV. "Noi non siamo il sindacato del no a priori, ma negli ultimi tempi ci siamo trovati a giudicare scelte che pensavamo sbagliate. E il tempo ci ha dato ragione, come sui salari dipinti come tedeschi e invece diventati ancora più scarsi". Su Torino-Lione "non siamo contro le grandi opere in generale, ma pensiamo che questa in particolare non porterà grandi benefici alle persone, a fronte di costi altissimi. Dei 5 miliardi di euro porterà utilità a chi vince gli appalti e ai pochi lavoratori di quelle aziende, ma non al territorio". La soluzione? "In tempi di contrapposizione totale e diffusa, noi chiediamo di sederci a un tavolo e discuterne: per esempio si scoprirebbe che il rafforzamento della linea storica potrebbe essere sufficiente, risparmiando risorse per poter fare altro. Andando a creare per esempio posti di lavoro, se si togliessero le spese contributive alle aziende".

Sulla manifestazione del 10 novembre Fiom si dice "disponibile a parlare con tutti se si parla del futuro della città, ma senza partecipare a manifestazioni che hanno enfasi anacronistiche e che parte da un elemento che ci vede contrari e non favorevoli. Bisogna guardare avanti e non difendere lo status quo: la stessa Marcia dei 40 mila non ha portato benefici al nostro territorio, anzi. È stata l'inizio del declino".

Massimiliano Sciullo

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