Al Teatro Carignano di Torino nella serata di oggi, martedì 6 novembre, alle ore 19.30, debutta LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO, liberamente tratto dal film di Elio Petri (sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro) di Paolo Di Paolo. Lo spettacolo è diretto da Claudio Longhi ed è interpretato da Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell'Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini.
Le scene sono di Guia Buzzi, i costumi di Gianluca Sbicca, le luci di Vincenzo Bonaffini, i video di Riccardo Frati e le musiche e gli arrangiamenti di Filippo Zattini. Lo spettacolo, prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione, resterà in scena per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale fino a domenica 18 novembre.
Libero adattamento del film di Elio Petri, Palma d’Oro a Cannes, che nel 1971 toccò i nervi scoperti della sinistra italiana. La storia grottesca dello stakanovista pentito Lulù Massa rivive con Lino Guanciale, amato attore di teatro e fiction televisive, nel ruolo che fu di Gian Maria Volonté.
Quasi mezzo secolo fa La classe operaia va in paradiso di Elio Petri trionfò al Festival di Cannes, dove vinse la Palma d’Oro, mentre in Italia fu accolto da un compatto dissenso. Troppo realistica, troppo cupa, troppo feroce la parabola dell’operaio a cottimo Ludovico Massa, detto Lulù, crumiro pentito che da stakanovista-schiavo diventa paladino dei diritti dei lavoratori.
Una storia che arriva in palcoscenico con la regia di Claudio Longhi e con Lino Guanciale, popolare attore televisivo, nel ruolo icona di Gian Maria Volonté, e Franca Penone in quello che fu di Salvo Randone. L’adattamento è dello scrittore Paolo Di Paolo, tra i maggiori romanzieri italiani, ma anche drammaturgo, che costruisce un'inedita tessitura lavorando sulla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro a partire dai materiali della loro officina creativa.
Del film si raccontano la genesi e la pessima accoglienza nell’Italia fedele alla linea dei primi anni ’70, quella dei cineforum, dei dibattiti in voga, poi stigmatizzati da Nanni Moretti e Fantozzi, ricorda Di Paolo. Lo spettacolo è, dunque, anche un viaggio nella memoria collettiva, sociale e letteraria, e una ricostruzione dell’Italia di quel periodo. Oggi la classe operaia non esiste più, «dispersa e nascosta dietro gli innumerevoli volti del lavoro flessibile», dichiara il regista Claudio Longhi.
Eppure un tratto comune lega la fabbrica di Lulù Massa e i lindi, asettici uffici dell’odierno proletariato dei call center: il ritmo ossessionante e costrittivo di una quotidianità, allora e ancora oggi, alienata.