"C'è la fila", disse frate Elmo rivolto al suo confratello Pasquale Baylòn.
"Cosa?"
"C'è la fila. Si vogliono far tutte confessare da te. Eppure non sei mica tanto bello" concluse ridendo mentre don Baylòn si avvicinava alle donne in attesa. Tra queste c'era Maria la sposina, Sara che voleva il terzo pupetto da un po', e persino Marta, la perpetua di Don Carlo.
Frate Pasquale Baylòn era arrivato dalla Spagna da pochi mesi. All'inizio aveva faticato a farsi apprezzare dai fedeli, un po' a causa del carattere riservato dei torinesi, un po' a causa delle difficoltà con la lingua, un po' a causa del gratuito sospetto riservato spesso agli stranieri. Le persone non si fidavano di lui e, quando venivano al convento, per una confessione o un semplice consiglio, preferivano aspettare ore che si liberasse qualcun altro, piuttosto che dare retta allo "spagnolo".
Le cose erano proseguite così per settimane e il frate, essendo un uomo molto saggio, si era limitato a mettersi nelle mani del Signore e attendere che, col tempo e la pazienza, qualcosa mutasse. E il Signore, dal canto suo, una mattina aveva ricambiato tanta fiducia mandandogli in visita la povera Bettina.
Bettina era una camerierina piccola come uno scricciolo che se ne stava all’ingresso del Convento, in un cantuccio, in attesa che qualcuno le desse retta.
"Hai bisogno di qualcosa?" le aveva chiesto il frate spagnolo, attendendosi in risposta il solito diniego.
"Non è per me. Ma per la mia padrona" aveva invece risposto la fanciulla, troppo timida e imbarazzata per permettersi di fare la superba.
"E di cosa ha bisogno la tua padrona?"
"Vuole un altro figlio. Io le ho detto di pregare, come dice sempre la mia mamma”
“E lei?”
“Lei dice che le preghiere non bastano più e ci vuole un aiutino”
"Un aiutino?"
“Sì...” aveva sospirato Bettina con lo sguardo piantato a terra.
“Ma per lei o per...” aveva cercato le parole più gentili e delicate l’uomo di Chiesa ma la ragazzina, vinta dall’imbarazzo, non l’aveva lasciato finire ed era scappata via.
Il frate, dispiaciuto per aver provocato tanto imbarazzo in una povera anima innocente, si era subito messo all'opera per essere pronto quando la padrona della fanciulla si sarebbe finalmente decisa a presentarsi personalmente. Perché era sicuro che così sarebbe avvenuto. E non si era sbagliato. Il giorno dopo la madama era arrivata indispettita, chiedendo del frate sfrontato che arrivava dalla Spagna. Pasquale Baylòn si era fatto avanti "State cercando me?" aveva chiesto.
"Sì! Come vi è venuto in mente di essere così sfacciato con la mia serva?"
"Mi chiedo come sia venuto in mente a voi di mandare una povera ragazzina innocente a trattare argomenti tanto delicati" e solo a quel punto la madama era arrossita di pudore.
"Ma non temete, credo di aver compreso quale problema abbiate in casa"
La donna imbarazzata non aveva avuto il coraggio di ribattere.
"Avete già dei figli?"
Ella aveva annuito.
"Ne volete un altro?"
Ella aveva annuito ancora.
"Vostro marito ultimamente manca ai suoi doveri?"
Ella aveva annuito per la terza volta.
"Si lamenta di essere stanco, vero? Non temete ho io la soluzione. Prendete appunti per la ricetta”
“Speravo proprio in un intruglio miracoloso, di quelli che fate voi frati!!” aveva recuperato tutto il coraggio e la speranza la madama.
“Beh, proprio miracoloso no, ma sicuramente efficace. Segnate bene: due tuorli d’uovo, due manciate abbondanti di zucchero...”
Da quella volta la voce si era sparsa e tutte le donne di Torino con qualche difficoltà a casa avevano preso ad andare dal frate a chiedere aiuto.
"C'è la fila", disse frate Elmo rivolto al suo confratello Pasquale Baylòn.
"Cosa?"
"C'è la fila. Si vogliono far tutte confessare da te. Eppure non sei mica tanto bello" concluse ridendo mentre don Baylòn si avvicinava alle donne in attesa. Tra queste c'era Maria la sposina, Sara che voleva il terzo pupetto da un po', e persino Marta, la perpetua di Don Carlo.
La ricetta era semplice ma efficace, in grado di rinvigorire gli uomini con pochi ingredienti. “L’intruglio miracoloso di san Pasquale Baylòn”, lo chiamavano all’inizio, poi con gli anni, per fare più in fretta, solo “San Baylòn” e, infine, semplicemente Sambayon. Zabaione.
L’origine dello zabaione è controversa. Ci sono diverse leggende al riguardo, noi, ovviamente, abbiamo scelto quella che fissa la nascita della bevanda a Torino, nel XVI secolo, ad opera del frate spagnolo Pasquale Baylòn.