Quei boschi, quelle strade, quella porzione di mondo dove risiedono le proprie radici: guarda ai luoghi familiari il settimo lavoro discografico della band emiliana degli Ustmamò, “Il giardino che non vedi”, album che verrà presentato questa sera – giovedì 29 – sul palco dell’Hiroshima Mon Amour.
Gli inediti che lo compongono costituiscono un segreto, un rifugio nascosto in cui si compie un ritorno alle origini. Recuperando, infatti, le sonorità del collettivo proprie degli anni Novanta, ossia un incrocio tra rock e minimalismo, gli Ustmamò hanno generato un’opera matura e specificamente personale, che si configura come una collezione di bozzetti intimi, attraverso i quali si snoda una dichiarazione d’identità e di intenti, disvelatrice di una naturale evoluzione dei membri stessi – Luca A. Rossi alla chitarra, alla voce, al basso, alla batteria elettronica e alla programmazione, Ezio Bonicelli alla chitarra, al violino, alla melodica e ai synth e Simone Filippi alla chitarra e ai cori.
“Ogni disco è diverso, ogni disco prende la sua strada”, commenta, quindi, Luca Rossi. “Noi dobbiamo seguirla. All’inizio non sai bene da che parte va, ma quando hai tutte le canzoni finite, le metti sul tavolo e si chiamano da sole, trovano il loro nome: “Il giardino che non vedi”.