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Eventi | 17 gennaio 2019, 14:42

Prorogata fino al 17 febbraio Shkrepëtima, la personale inedita di Petrit Halilaj

La performance è stata il risultato di un’estesa ricerca sulla storia di Runik, dalle sue origini Neolitiche fino al suo passato recente

Prorogata fino al 17 febbraio Shkrepëtima, la personale inedita di Petrit Halilaj

Fondazione Merz ha deciso di prorogare fino a domenica 17 febbraio Shkrepëtima la nuova personale inedita di Petrit Halilaj (Kostërrc, Skenderaj-Kosovo 1986), momento culminante e conclusivo di un articolato progetto, curato da Leonardo Bigazzi e declinato in tre diverse tappe.

L’artista di origine kosovara è il vincitore per il settore arte della seconda edizione del Mario Merz Prize, il premio biennale internazionale per l’arte e la musica promosso dalla Fondazione Merz.
Il primo e fondamentale capitolo di questo progetto è costituito dalla performance, il più grande intervento di arte pubblica mai realizzato da Petrit Halilaj, tenutasi il 7 luglio 2018 presso le rovine della Casa della Cultura di Runik (Kosovo), a questa è seguita la mostra allestita dal 20 luglio al 19 agosto 2018 al Zentrum Paul Klee di Berna (Svizzera), punto di contatto tra Shkrepëtima e la ricerca sviluppata precedentemente dall’artista con la serie di opere RU.

Infine, il progetto giunge a Torino, restituito nelle forme di un’importante e inedita mostra conclusiva, dove saranno presentate delle installazioni monumentali che ricontestualizzano all’interno dello spazio espositivo le scenografie, i costumi e gli oggetti di scena della performance di Runik.
Il progetto Shkrepëtima prosegue l’indagine dell’artista sulle radici storiche della cittadina kosovara dove è cresciuto, riflettendo sul potenziale dell’arte e sul valore della memoria. Intervenendo direttamente sulla realtà, Halilaj intende modificare i processi di costruzione della storia collettiva della sua comunità riavvicinandola alle proprie origini e mettendo in discussione alcuni modelli che ancora oggi ne regolano la struttura sociale.

La performance è stata il risultato di un’estesa ricerca sulla storia di Runik, dalle sue origini Neolitiche fino al suo passato recente, e intendeva agire come una “scintilla” in grado di riavviare il suo sviluppo culturale. In lingua albanese il termine “Shkrepëtima” significa infatti “lampo” e, per estensione, indica anche un pensiero improvviso e intenso che funziona come attivatore di coscienze. Il termine richiama anche l’eredità storica dell’omonima rivista culturale multietnica pubblicata a Runik tra gli anni Settanta e Ottanta dagli insegnanti della scuola, che erano direttamente coinvolti nella programmazione culturale locale. 
Il luogo che per oltre trent’anni è stato il simbolo dell’identità culturale dei cittadini di Runik era proprio la Casa della Cultura. Risalente all’epoca dell’ex Jugoslavia, l’edificio un tempo ospitava una biblioteca con oltre 7.000 volumi, un teatro dove venivano organizzati regolarmente spettacoli e proiettati film, e la sede della cooperativa sociale del villaggio. Le attività si erano già interrotte con l’aggravarsi della situazione politica prima della guerra e l’edificio era poi stato parzialmente distrutto durante il conflitto. La struttura era in totale abbandono prima dell’intervento dell’artista che, insieme ad alcuni membri della comunità, lo ha ripulito e messo in sicurezza per ospitare l’evento. Sebbene il destino della Casa della Cultura fosse incerto, in seguito alla performance il Ministero della Cultura ha ordinato il suo inserimento nella lista dei beni dichiarati di interesse nazionale, garantendone il futuro restauro.

A Torino l’artista ha ricostruito all’interno dello spazio della Fondazione Merz, struttura industriale degli anni Trenta, le proporzioni e i volumi della ex Casa della Cultura di Runik utilizzando le scenografie della performance. Halilaj è riuscito a mettere in relazione due edifici e due realtà molto diverse, che rappresentano certamente una testimonianza storica importante e un punto di riferimento per le comunità che sono nate e cresciute intorno a essi. L’intervento riporta all’attenzione non solo la centralità dei luoghi della memoria nella costruzione dell’identità collettiva, ma anche che il loro potenziale non è necessariamente limitato a una città o a una nazione e che può esprimersi in varie forme generando nuove storie e punti di vista.

La mostra sarà corredata dalla pubblicazione di un catalogo edito da hopefulmonster contenente la documentazione dell’intero progetto.

comunicato stampa

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