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Sport | 20 marzo 2019, 07:00

Il Club di Scherma ricorre al Tar: “Se chiudiamo, un altro pezzo del Valentino sarà abbandonato”

Pieno sostegno della Circoscrizione 8 alla storica associazione di Villa Glicini. L'impugnazione dell'atto dovrebbe far sospendere il provvedimento comunale, per arrivare almeno alla scadenza della convenzione nel 2021

Il Club di Scherma ricorre al Tar: “Se chiudiamo, un altro pezzo del Valentino sarà abbandonato”

Continuano gli allenamenti, nella grande palestra di Villa Glicini, al Valentino. “La più bella in Italia”, la definisce senza mezzi termini il presidente del Club di Scherma Mario Vecchione, che da una settimana regge sulle spalle, oltre a 140 anni di storia sportiva, la revoca del Comune alla concessione dei locali alla sua associazione. “È già pronta l’impugnazione al Tar – ha spiegato ieri nel corso di un sopralluogo della Circoscrizione 8e chiederemo il riconoscimento del grave e irreparabile danno per la sospensione esecutiva del provvedimento”.

La revoca della concessione, approvata dalla giunta comunale la scorsa settimana, impone al Club di lasciare i locali entro il 31 agosto, a stagione conclusa. La scadenza amministrativa sarebbe scoccata altrimenti il 31 dicembre 2021, data cui Vecchione auspicherebbe di arrivare qualora venisse approvata la sospensiva. Ma i retroscena sono complessi e le inadempienze intricate. “Quando il Club stava fallendo nel 2003 – ha spiegato –, chiesero a me di recuperare la situazione. La corte d’appello dichiarò poi il Comune inadempiente a rilasciare l’agibilità della struttura. Dal 2004 di fatto viviamo nell’irregolarità, rischiamo la denuncia penale ogni giorno per la capienza degli spazi”.

Una diatriba con la Città che risale al 2011, quando Villa Glicini subì danni strutturali a causa di un nubifragio. La Regione Piemonte concesse allora un contributo di circa 37 mila euro e la proroga della concessione venne rinnovata da Palazzo Civico fino al 2021. Ma il vero testa a testa è iniziato da quando il Comune è stato citato in giudizio per i danni atmosferici nel 2013, perdendo una causa di 75 mila euro. “Depositata la sentenza, è partito l’attacco nei nostri confronti”, ha dichiarato Vecchione.

D’altro canto l’assessorato allo sport della giunta Appendino, che contesta anche il subaffitto di alcune parti dell’edificio ad altri enti, garantisce di non voler abbandonare a se stesa Villa Glicini. “Verrà concessa in regime di gestione sociale a un’associazione sportiva con forti abbattimenti ai canoni di occupazione e dei costi per le utenze, che rimangono quindi a carico del Comune e della collettività”, ha spiegato in una nota il consigliere comunale Marco Chessa. “Personalmente sono dispiaciuto per l'esito di una vicenda amministrativa e giudiziaria che è in essere già da diversi anni, ma noi siamo tenuti a far rispettare norme, vincoli e procedure ben precise nell'interesse del bene pubblico che siamo stati chiamati a gestire".

Intanto la solidarietà al CS arriva da ogni dove. La petizione lanciata su Change.org con l’hashtag #iostoconilcubschermatorino sta raggiungendo in queste ore le 6000 firme del tetto 7500. “Con la vicinanza – si legge nell’appello – già dimostrata dalla Federazione, dal CONI, da atleti, circoli e club di scherma, e il sostegno di tutti coloro che non vogliono che si spenga un’importante luce sportiva torinese, chiediamo ora che, con le firme che verranno raccolte, l'amministrazione comunale voglia riconsiderare la sua decisione riportando la concessione alla sua naturale scadenza, consentendo così di continuare a vivere una stupenda storia di sport fatta di successi e tanto sudore e fatica”.

Un fortino di schermidori blasonati nel cuore della città, con circa 200 iscritti - che vanta, tra i vari titoli, 27 medaglie olimpiche, 43 mondiali, e 85 ori totali nei campionati italiani, tra individuali e a squadre -, motivo d’orgoglio per il territorio stesso. “Molto probabilmente presenteremo un ordine del giorno – ha spiegato la coordinatrice alla cultura della Circoscrizione 8 Paola Parmentola, intervenuta ieri a Villa Glicini con la sottocommissione allo sport – per far capire all’amministrazione da che parte stiamo. Purtroppo, a delibera già approvata, il nostro contributo può essere solo questo”.

Dopo la preoccupazione primaria per i 44 dipendenti della struttura, la seconda questione aperta resta il futuro dell’area di viale Ceppi, proprio di fronte all’ex Cacao. “Un altro pezzo di Valentino rischia di decadere – si rammarica il presidente Vecchione –: abbiamo visto cosa capita al giro di pusher quando certi luoghi di ritrovo vengono abbandonati. Perdere un presidio sul territorio genera sempre degrado”.

Manuela Marascio

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