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Economia e lavoro | 10 maggio 2019, 10:15

Voglia di minibond: in Piemonte sono almeno 25 i potenziali "campioni" del mondo delle pmi

Lo rivela uno studio di Classis Capital Sim, che stima in circa 290 milioni il fabbisogno sul mercato dei capitali per spingere la crescita e lo sviluppo. Esentato: "Per ora è uno strumento che non ha ancora funzionato bene: bisogna creare le condizioni adatte"

Voglia di minibond: in Piemonte sono almeno 25 i potenziali "campioni" del mondo delle pmi

Mini bond, equity e dintorni. Sono i confini all'interno dei quali si muovono in questo periodo storico le aziende di dimensioni piccole e medie - a volte anche piccolissime - alla ricerca di fonti di finanziamento che vadano oltre il canale bancario tradizionale.

Ma qual è l'identikit ideale per avvicinarsi a questo tipo di reperimento di risorse per spingere sul pedale dello sviluppo? In Piemonte sono circa 25 le PMI che potrebbero essere già ora nelle condizioni di poter effettuare un'emissione di minibond. Lo dice la ricerca effettuata da Classis Capital SIM, che è partita da un universo che su scala nazionale vede circa 35mila realtà imprenditoriali, con fatturati annui che oscillano tra i 5 e i 250 milioni di euro. Sotto la lente di ingrandimento, i dati di solidità patrimoniale, ma anche progetti e potenziale con il fatturato e il tasso di crescita annuo. In tutta la regione, sono state 801 le aziende analizzate dallo studio.

"In Piemonte, da quando esiste questo strumento, sono ancora poche le aziende che hanno fatto ricorso al minibond - spiega Maurizio Esentato, fondatore e ad di Classis Capital sim - e abbiamo voluto capire il perché". Il tutto mentre chi possiede capitali è sempre più insofferenti rispetto a mercati finanziari sempre più irrigiditi dalle regolamentazioni e rispetto a tassi di remunerazione sempre più bassi. "Dopo anni di crescita economica - prosegue Esentato - anche se dal nostro Paese ci siamo limitati a osservare più che a condividerla, questa tendenza è ormai prossima allo zero. Una stagnazione che si accompagna a un progressivo invecchiamento della popolazione. L'unico serbatoio di vera e potenziale crescita sta proprio nella piccola e media impresa, dove però incide sempre la difficoltà nell'accesso al credito, con tassi e condizioni favorevoli per chi però non ha bisogno, mentre chi ha idee e progetti con potenziale non sono nelle condizioni di accedere al credito, magari per propria incapacità di rappresentare le proprie caratteristiche di merito".

Tornando alle cifre, a livello di distribuzione geografica la prima robusta selezione aveva lasciato sul tavolo 64 aziende, di cui 41 a Torino, 7 a Novara, 6 a Cuneo e Alessandria, due a Biella e uno ciascuno per Vercelli e Vco. La successiva analisi qualitativa ha fatto emergere  dal mondo PMI piemontese i 25 "campioni" che potrebbero ambire a setacciare il mercato dei capitali. Di questi, 14 sono a Torino, 5 a Cuneo, 4 a Novara, una ad Alessandria e Biella. A livello di settore, la maggior parte opera nel tessile, tre nei trasporti, sette nel manifatturiero, due nella cura della salute e una nel cibo e nella vendita al dettagio. Un fatturato cumulato di 1,2 miliardi e 3500 lavoratori impiegati. Per loro la necessità stimata è di circa 290 milioni di euro.

Si tratta tuttavia di una percentuale molto bassa, rispetto al totale delle pmi presenti nella nostra Regione. "Il minibond è un mercato che non ha vissuto fino a qui momenti di grande successo - commenta l'ad di Classis - e fin qui ha rappresentato nell'80% dei casi operazioni con scarso valore strategico. Veniva emesso piuttosto per tappare i buchi. E questo ha creato scetticismo tra gli operatori più strutturati. Ecco perché è necessario preparare il contesto e gli elementi adatti per attirare investitori anche stranieri".

Massimiliano Sciullo

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