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Eventi | 05 luglio 2019, 06:27

La bellezza dell'arte che ci salva dalle discriminazioni: debutta "Non chiamateci zingare"

Lo spettacolo, diretto da Ivana Nikolic, questa sera ore 21, alla Cavallerizza Irreale, denuncia diversi fatti di cronaca ai danni della comunità rom avvenuti nell'ultimo anno

La bellezza dell'arte che ci salva dalle discriminazioni: debutta "Non chiamateci zingare"

Il ragazzino che sfidò un gruppo di estrema destra a Torre Maura, mettendosi dalla parte dei più deboli. La rivolta di Casal Bruciato contro i legittimi inquilini di una casa popolare. Gli insulti, le minacce sempre più gravose per una comunità intera che ancora subisce discriminazioni razziali dettate da ignoranza e intolleranza. Sono solo alcuni tra i tanti avvenimenti che, nell’ultimo anno, hanno scavato il divario tra le comunità rom e i gagé, come vengono definiti gli altri, i “non-rom”.

Cronache violente riplasmate in una forte denuncia sociale nello spettacolo “Non chiamateci zingare”, diretto da Ivana Nikolic, con Morena Pedriali e Francesco Frack Zuccarello e il supporto di Möbius Project per il sound design, che debutta questa sera, alla Cavallerizza Irreale (via Verdi 9), alle ore 21.

La prospettiva scelta – spiega Ivana, attivista e ballerina di danze balcaniche, nata in Serbia – è quella di chi vive sulla propria pelle le diverse forme di ostilità ed emarginazione. Un fenomeno cresciuto in modo esponenziale dopo le elezioni del 4 marzo. Con questo spettacolo vorremmo smuovere le coscienze, facendo capire a tutti cosa significhi vivere come dei condannati solo perché rom”.

C'è paura, ignoranza, diffidenza da entrambe le parti”, scrive Morena introducendo lo spettacolo. “C'è la svalutazione dell'umanità, quando questa umanità non rientra negli standard richiesti. Manca l’incontro. Siamo due facce della stessa medaglia, soffi nella terra di nessuno, a metà tra due trincee nemiche”.

A lungo ci siamo chiesti come poter rispondere a questi fenomeni di violenza e abbiamo deciso di farlo con l'arte. Ballando, scrivendo, suonando. Vogliamo raccontare la bellezza che ci unisce nella diversità, perché è quella dalla quale dobbiamo ripartire. Non è facile trasformare il dolore in qualcosa di positivo, ma penso sia l'unico modo per creare, finalmente, quel ponte che ci può unire, passo dopo passo”.

Manuela Marascio

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