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Immortali | 03 settembre 2019, 11:05

Alla Fiera dell'Est

Mercato estivo e quattordici anni di presidenza Cairo: ecco il bilancio del momento granata. Con la speranza che in futuro non prevalga la paura di spendere

Alla Fiera dell'Est

 

Per una curiosa coincidenza, quest'anno il mercato estivo è terminato il due settembre, ovvero la stessa data in cui Cairo celebra il suo acquisto del Torino FC dai lodisti, avvenuto nell'ormai lontano 2005. Questo mi dà lo spunto per un duplice bilancio parallelo, ovvero quello del mercato estivo e quello di questi quattordici anni di presidenza.

Iniziamo ovviamente con il contingente, ovvero il mercato.

Le necessità granata erano di aggiungere peso e qualità praticamente in ogni zona del campo, con particolare attenzione all’attacco e alla difesa. Moretti necessitava di essere sostituito, visto che il buon Emiliano ha appeso le scarpette al chiodo dopo una lunga ed onorata carriera e Belotti di un compagno di reparto all'altezza. Ma anche Sirigu aveva bisogno di un vice e il centrocampo necessitava di maggior fosforo. Ad aggravare un problema, comunque già esistente nel reparto difensivo, si aggiungeva la grana Nkoulou, esplosa nella seconda metà d'agosto, quindi a ridosso di fine mercato.

Morale della favola? Uijkani, svincolato, arriva ad occupare degnamente il ruolo di vice Sirigu, risolvendo il problema portieri. In difesa sono rientrati Lyanco troppo frequentemente infortunato e Bonifazi ancora non sufficientemente esperto, a centrocampo è stato preso Laxalt, non centrale ma esterno di metà campo e davanti è arrivato Verdi, che seppur inserito tra gli attaccanti, punta non è e non è mai stato, come testimoniano le sue statistiche degli ultimi tre anni, che parlano di 16 reti in due stagioni a Bologna e di tre reti l'anno scorso a Napoli. Va detto, ad onore del vero, che lo scorso anno le presenze sono state solo 22, di cui la maggior parte dalla panchina, perché sotto il Vesuvio la concorrenza la davanti era feroce. Ma rimane comunque un dato che non certifica un potenziale realizzarivo dei più elevati. Sempre ad onor del vero, va detto che Cairo ha mantenuto l'impegno di non cedere nessuno, anche se credo che Nkoulou sia stato veramente ad un passo dal lasciare la maglia granata, sia prima che dopo il fan can mediatico legato alla sua richiesta di non disputare le gare di ritorno con il Wolverhampton e casalinga col Sassuolo. Dulcis in fundo, il prestito di Millico al Chievo, pare essere sfumato perché il contratto è stato depositato poco dopo la scadenza. Aggiungo un bel “per fortuna”, perché secondo me ci sarà ancora utile nel corso della stagione.

Quindi, tirata la riga a fondo pagina e fatti i conti, mi pare che oggi come oggi il Torino non sia più forte di quello che ha concluso la stagione passata, anzi. I rinforzi, o presunti tali, al momento paiono destinati a scaldare la panchina e non a calcare le scene.

L’augurio è che la partenza sprint, che ci ha consentito di portare a casa due sofferte vittorie e quindi sei pesantissimi punti che al momento valgono la testa della classifica, cui si potrebbero aggiungere altri tre probabilissimi punti con il bistrattato Lecce fanalino di coda, che significherebbero mantenere il primato, non sia un fuoco di paglia, dovuto ad una preparazione atletica finalizzata ai preliminari europei e che quindi avrà una inevitabile parabola discendente prima delle altre squadre che invece hanno svolto una preparazione centrata sul campionato e basta.

In ogni caso, questi appena incamerati, sono punti preziosi che avranno il loro peso a fine stagione. Qualche indicazione in più potremmo averla solo più avanti, quando ci saranno ulteriori gare a referto su cui dare giudizi. La partenza è comunque incoraggiante e, come si suol dire, chi bene incomincia, è a metà dell'opera.

Dalle valutazioni sul presente, ci spostiamo dunque su quelle a più ampio respiro, ovvero sui quattordici anni di presidenza Cairo.

Dopo il primo trionfale anno, in cui dal baratro del fallimento siamo schizzati all’Olimpo della promozione in A, in un unico entusiasmante salto, sono seguite stagioni deludenti, in cui, smaltita la sbornia di euforia iniziale, il nostro ha pagato l’inesperienza nel ruolo di presidente, con acquisti più di immagine che di sostanza, che hanno riempito le bocche ma lasciato vuota la classifica.

Ma da quel grande imprenditore che è, Cairo ha fatto tesoro delle esperienze negative ed ha imparato dai suoi errori, eccedendo però nel senso opposto. Se agli inizi aveva speso anche avventatamente, si è successivamente involuto su una linea sparagnina, improntatata a severi criteri di spesa contenuta al massimo.

Questo ha condotto ad una gestione finanziariamente ineccepibile, con bilanci sempre a pari quando non in attivo, come nelle ultime stagioni, e ad una stabilizzazione sportiva che ha fissato la presenza nella massima serie del calcio italiano come un dato di fatto acclarato e non più in discussione. Ottimo risultato ma, si sa, l’appetito vien mangiando, ed i tifosi che in un primo tempo si potevano ritenere soddisfatti della fine delle montagne russe, su e giù tra A e B, memori di un passato glorioso, hanno iniziato a chiedere di più, ovvero di diventare come minimo una “squadra di sinistra”, con chiaro riferimento alla parte più nobile della classifica, e ora anche di puntare decisamente a frequentazioni nei quartieri alti, che significano un po' di turismo calcistico europeo.

A questo afflato del popolo granata, al momento, Cairo non ha ancora dato risposte certe e convincenti. Le due comparsate europee del suo periodo presidenziale, sono state frutto di mancanze finanziarie e regolamentari altrui, più che di meriti sportivi nostri.

L'esempio dell’Atalanta, che lo scorso anno ha centrato una clamorosa qualificazione Champions a spese del Milan, è li, ben visibile ed incoraggiante. E tanto per ricordare un aspetto tanto caro a Cairo, da lui sovente utilizzato per argomentare le sue decisioni gestionali improntate alla prudenza, il fatturato della Dea è inferiore al nostro. Quindi osare un po' di più non è vietato, anzi. Potrebbe essere lo strumento giusto per fare il doppio salto qualitativo, sia in campo sportivo che conseguentemente anche in campo finanziario, visto che i premi UEFA per le partecipazioni alle competizioni europee, glì incassi del botteghino e i proventi degli sponsor, sarebbero tutta linfa in più che affluirebbe alle casse sociali, facendo lievitare il tanto amato fatturato senza sforare nei bilanci.

Come faceva nella famosa canzone il padre di Branduardi, anche Cairo non abbia paura di andare alla Fiera dell’est, con il portafogli pieno, la voglia di spendere e la competenza, acquisita in questi quattordici anni di presidenza, per comprare e scambiare topolini, gatti, cani, cavalli e quant'altro sia necessario a portare a casa, finalmente, un Toro di razza.

 

Domenico Beccaria

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