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Eventi | 08 ottobre 2019, 08:14

"La catarsi nell'arte dopo la violenza": il duo Femmes Magiques libera le donne dal senso di colpa

Inaugura oggi a Torino la mostra “Merveille de la vie”, primo progetto condiviso di Riccarda Montenero e Faé A. Djéraba

"La catarsi nell'arte dopo la violenza": il duo Femmes Magiques libera le donne dal senso di colpa

Il superamento catartico della violenza sessuale attraverso il libero sfogo delle emozioni. Un’autoanalisi istintiva e viscerale per riportare alla luce il rimosso, siglando una rottura emblematica col passato. La testimonianza di una donna vittima che parla a tutto il genere femminile il linguaggio universale del riscatto morale e fisico. Inaugura oggi a Torino la mostra “Merveille de la vie” del duo “Liberté. FemmesMagiques”, formato da Riccarda Montenero e Faé A. Djéraba, presso lo spazio Mutabilis Arte (via dei Mille 25/c), con vernissage alle ore 18.

Formatasi nel 2018, la coppia artistica, da sempre attenta al sociale, espone qui il suo primo progetto, ponendo l’accento sullo sforzo che ogni individuo dovrebbe fare per comprendere e vedere il vero volto della violenza, indagando il dolore prodotto e l’impotenza generata nelle vittime. Dopo il debutto torinese, la mostra sarà presentata a Parigi il 27 febbraio 2020 e a Siracusa tra giugno e luglio.

A diciotto anni subii uno stupro – racconta Faé, di origini tunisine, ma cresciuta in Francia e poi residente in Italia–, ma lo rimossi completamente dalla memoria. Già tra i tredici e quindici avevo subito molestie, cercando di gestire la cosa, mettendola in qualche modo da parte. Poi ho recuperato il ricordo e ricostruito l’accaduto proprio grazie agli scatti realizzati da Riccarda. La mia reazione, vedendo le foto, che mi ritraevano con una sottana, è stata subito molto violenta, ho passato tre ore di follia totale e bruciato tutto il materiale prodotto. Quel fuoco è stato per me un vero atto di purificazione e liberazione, come se avessi riacquistato una seconda verginità”.

Il racconto visuale è strutturato in due sequenze fotografiche, “Victime non coupable” e il dittico “Point de rupture”. Significativa l'immagine di una pistola, oggetto simbolo di violenza - puntata prima sul soggetto, poi sullo spettatore -, che diviene tridimensionale, suggerendo un superamento del dolore e annullando il divario tra l'evocazione del "meraviglioso" e la reale drammaticità delle immagini. Segue quindi il blocco narrativo “Tourbillon e Avalanche”, scaturito proprio dall’impeto incontrollato e autodistruttivo di Faé.

Queste ultime due opere, risultato di una sequenza fotografica che cristallizza il rogo dei lavori, costituiscono il superamento della violenza subita, aprendo uno squarcio da cui fuoriesce, come fonte primigenia, la nuova esistenza, epurata dei condizionamenti psicologici e sociali in cui le vittime sono ingabbiate.

I lavori in mostra vogliono rompere la cortina di ferro, il silenzio assordante che spesso accompagna le violenze, urlare agli abusi di cui sistematicamente le vittime si sentono colpevoli e che possono sfociare in atti autolesionistici, per scaricare la rabbia e contenere un’angoscia furiosa.

Qui si racconta un episodio della mia giovinezza – spiega Faé –, ma di fatto è una storia che accomuna migliaia di donne. Provavo un forte senso di colpa, solo in un secondo momento ho realizzato di essere vittima. Sono andata via di casa, lasciandomi tutto alle spalle. Per tutta la vita mi sono messa sotto processo: l’autoaccusa è come un cancro che lentamente ti divora”.

Anche lo stesso titolo scelto per l’allestimento, “Merveille de la vie”, rappresenta un ossimoro. “È volutamente provocatorio – spiega Riccarda, attiva tra Francia e Italia con prestigiose mostre ed eventi culturali, rassegne di cine-video-arte e performances interdisciplinari –. Il suo significato, in corso d’opera, ha subito altre connotazioni rispetto a quelle di partenza. Perché non c’è nulla di meraviglioso nei temi denunciati, ma il fatto stesso di poterne parlare, di potersi esprimere e gridare il proprio dolore, meravigliosamente ci conduce verso una guarigione, una trasformazione, una rinascita. Faé, alla fine, ha raggiunto una riconciliazione con se stessa attraverso un’autentica catarsi. L’arte permette di esternare, ti proietta fuori di te. Arriva dove i mezzi tradizionali, cui le donne che hanno subito violenza ricorrono, risultano spesso inefficaci”.

L’esposizione vedrà, appese alle pareti, quindici opere di Riccarda, mentre quelle di Faé saranno a terra, calpestabili: “Voglio che la gente lasci le sue orme, perché ancora oggi la libertà delle donne viene troppo spesso calpestata. Le tracce che rimarranno saranno parte integrante dell’installazione”.

Quello che importa davvero – concludono le artiste – è esigere che la vita ci faccia dono della nostra rinascita. Perché senza la rinascita nulla è del tutto vivo”.

La mostra è visitabile fino al 26 ottobre nei seguenti orari: da martedì a venerdì ore 15-19; sabato 10:30-13/15-19; chiuso domenica e lunedì. Per informazioni www.mutabilisarte.com

Manuela Marascio

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