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| 27 marzo 2020, 11:20

Coronavirus, a Torino la cultura ha perso 2 milioni e 800 mila euro nella prima settimana di stop

Leon:"Rischio di desertificazione del settore e povertà assoluta per i lavoratori. Servono fondi nazionali"

Coronavirus, a Torino la cultura ha perso 2 milioni e 800 mila euro nella prima settimana di stop

Due milioni e ottocentomila euro a settimana. A tanto ammonta la perdita dei musei, fondazioni, associazioni ed enti culturali di Torino nel primo stop alle attività, dal 24 febbraio al 1 marzo, per il Coronavirus. Una cifra “pesante”, fornita questa mattina dall’Osservatorio Culturale del Piemonte durante la Commissione Comunale sull’impatto del Covid-19 sul comparto, che però costituisce solo un quadro iniziale. Il rischio di “desertificazione del settore” e di “povertà assoluta” per i lavoratori dell’ambito, come ha chiarito l’assessore comunale alla Cultura Francesca Leon, è reale.

L’Osservatorio Culturale del Piemonte ha lanciato, all’indomani del primo DPCM del 23 febbraio, un monitoraggio per capire gli effetti dello stop sul settore culturale. Alla call hanno risposto 500 realtà piemontesi, di cui poco meno di 200 a Torino. “Nel capoluogo piemontese – ha spiegato Maria Giangrande, referente attività istituzionali dell’ente – abbiamo stimato una perdita totale di 2 milioni e 800 mila euro nella prima settimana di fermo”. “Sono stati annullati – ha aggiunto -  1.100 eventi, con un totale di 10mila biglietti rimborsati: molti sono tornati ai clienti sotto forma di voucher da usare in futuro”.  L’Osservatorio ha esaminato nel dettaglio le categorie: i musei hanno perso 74mila ticket di ingresso, pari a -500 mila euro, a cui si aggiungono gli incassi mancati di attività con le scuole e caffetterie, per un totale un milione di euro in meno di entrate. “Lo spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza – ha proseguito Giangrande – ha dichiarato di aver perso 750 mila euro, con quasi 180 spettacoli teatrali annullati, 120 repliche esterne annullati e 2.800 biglietti rimborsati”.

Ed il futuro è totalmente incerto, come ha chiarito il direttore dell’Osservatorio Luca Dal Pozzolo:”E’ stata una rilevazione robusta destinata ad allargarsi nei prossimi mesi. Anche nel momento in cui si potrà ripartire, nessuno potrà prevedere il comportamento degli utenti dopo una così lunga astinenza dalla vita pubblica quotidiana e pubblica”.

Una situazione drammatica che però, come ha voluto chiarire Leon, necessità di un robusto intervento finanziario nazionale a sostegno del settore culturale. Nelle scorse settimane l’assessore comunale alla cultura, insieme ad altri 11 colleghi, ha inviato ai Ministri Franceschini e Catalfo una lettera per chiedere un sostegno straordinario all’ambito. “Con il Cura Italia – ha spiegato l’esponente della giunta Appendino - non si copre la vastità dei lavoratori dei settori culturali: abbiamo fatto un lavoro di indagine per rintracciare gli esclusi”. Fanno parte di questo gruppo gli autonomi non a partita iva, i cosiddetti “intermittenti” e gli scritturati con contratti a termine di pochi giorni. Tra le possibili soluzioni, ipotizza Leon di far rientrare nel Fondo di Ultima Istanza.

Serve predisporre – ha commentato il consigliere del Pd Enzo Lavolta - un piano per la ripartenza del settore culturale che sia di supporto dal punto di vista tecnico, regolamentare e normativo. Non sarà facile recuperare con l’adeguata gradualità l’aggregazione culturale”.

Per la vicepresidente della Commissione Cultura, Chiara Foglietta, le istituzioni "devono far sentire forte la nostra voce a tutti i livelli, raccogliere le informazioni di un mondo frammentato dove ci sono anche tante associazioni in sofferenza che, se dovessimo continuare così a lungo, vedrebbero la fine delle loro attività". "Ci sono casi grandi più evidenti, ma ci sono tante piccole realtà che tengono unito, vivo e attivo il nostro tessuto sociale che non vanno lasciate indietro" conclude l'esponente del Pd.

Cinzia Gatti

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