Ad oggi le famiglie torinesi -in emergenza economica per il Coronavirus - hanno usato in 114 negozi e supermercati 8.200 buoni spesa, pari a circa 210 mila euro spesi per comprare cibo e beni di prima necessità. Una misura attivata dal Comune di Torino, grazie al Fondo Povertà. Da Roma sono arrivati nel capoluogo piemontese 4.6 milioni: di questi 3.6 sono stati destinati ai ticket.
Dal 3 aprile scorso è possibile richiedere i voucher per acquistare generi alimentari: in totale sono state presentati 19.500 domande, per 11.752 nuclei familiari che verranno aiutati. A Torino è Barriera di Milano il quartiere dove sono stati distribuiti il maggior numero di buoni (10.8%), seguito da Aurora (7.6%), Madonna di Campagna (6,1%) e Pozzo Strada (5,2%). Zone da sempre tra le più popolari della città: al contrario il minor numero di ticket si registra a Borgo Po/Cavoretto (0,7%), Madonna del Pilone (1,2%) e Crocetta (2,1%).
Ad oggi sono circa 150 le attività commerciali che hanno aderito: il 60% sono supermercati di prossimità, il 25% ipermercati ed il 15% negozi di quartiere. Realtà “che speriamo di aumentare” come ha sottolineato oggi in Commissione l’assessore all’Innovazione Marco Pironti. “Continueremo con i controlli – ha aggiunto l’esponente della giunta Appendino – per capire l’impatto di questa misura, la percentuale degli acquisti e la distanza percorsa”.
Critici i consiglieri comunali Federica Scanderebech e Aldo Curatella. Per la prima a beneficiare della liquidità sono soprattutto “grossi catene, che si arricchiranno grazie al Comune e ai buoni spesa”. Analogo il collega Curatella, che parla di “strumento che esclude i negozi di prossimità favorendo esclusivamente i supermercati che, invece, si ritrovano un vantaggio economico pari all’11% di ogni buono spesa rispetto alle condizioni ordinarie. Se i Torinesi hanno fame, probabilmente per sindaca e giunta possono mangiare piadine”.