Tra chi, in queste settimane di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Coronavirus, sta resistendo strenuamente sul posto di lavoro ci sono gli operatori dei servizi per le Dipendenze, impegnati in prima linea a fornire assistenza medica e supporto psico-socio-educativo a una categoria di persone particolarmente vulnerabile.
I servizi essenziali restano, dunque, attivi: “Tutti gli ambulatori Ser.D. - spiega Luigi Arcieri del Dipartimento Dipendenze dell'Asl della Città di Torino – sono aperti per garantire adeguata assistenza sanitaria, anche se con orario ridotto. Le somministrazioni di terapie, come quelle sostitutive degli oppiacei, devono invece essere garantite seguendo orari ampi ma, laddove possibile, si ricorre ad affidamenti del farmaco per evitare che gli utenti escano da casa quotidianamente”.
Le novità più significative riguardano le modalità di erogazione che, per forza di cose, si sono dovute adattare alle disposizioni governative: “Il servizio CanGo, generalmente operante a Porta Palazzo, è temporaneamente sospeso mentre le attività più rilevanti sono integrate a quelle del Drop In presso l’Ospedale Amedeo di Savoia. Per fronteggiare la situazione abbiamo usato anche un po' di creatività, saltando le procedure ordinarie: molti contatti avvengono telefonicamente (telemedicina), in questo modo riusciamo a dare supporto regolando e gestendo il flusso verso l'ospedale; la stessa cosa vale anche per la distribuzione di materiale sterile” prosegue.
Buone notizie anche per quanto riguarda il fronte del contagio da Coronavirus; le restrizioni sembrano aver portato benefici anche alle situazioni di dipendenza: “Operando in questo modo – aggiunge – riusciamo comunque ad evitare le sindromi astinenziali: la limitata libertà di movimento dei pusher, e la conseguente limitata presenza di sostanze sul mercato, permette agli utenti di essere più stabili, collaborativi e attenti nel seguire le terapie. Le difficoltà di aggregazione, inoltre, hanno frenato l'avanzare dell'epidemia: a chi si presenta viene effettuato il pre-triage e a chi ha febbre o sintomi influenzali chiediamo di stare a casa e contattare comunque il medico di base”.
L'aspetto problematico riguarda, però, i consumatori senzatetto: “Se qualcuno di loro - conclude Arcieri – dovesse presentare dei sintomi la situazione sarebbe molto pericolosa, perché i dormitori e le mense potrebbero facilitare la diffusione del contagio. In casi come questo devono essere trovate soluzioni ad hoc e valutare inserimenti in contesti più sicuri”.