Una nuova edizione illustrata in tre volumi della Divina Commedia per il settecentenario della morte di Dante. Si inserisce nel programma ufficiale delle celebrazioni torinesi del 2021 il progetto dell’artista Agostino Arrivabene curato da Federica Maria Giallombardo, in collaborazione con Hapax Editore, che correda di apparato iconografico il testo critico di Enrico Malato.
La presentazione del lavoro si terrà presumibilmente nell’autunno del prossimo anno, secondo il calendario stilato dal Comitato scientifico di Dante SettecenTO, che vede in prima linea Università degli Studi di Torino e Società Dante Alighieri, mentre procede con passione e a ritmo sostenuto – dopo un rallentamento dovuto al Coronavirus - il work in progress dietro le quinte, assumendo a tutti gli effetti l’aspetto di una “bottega d’arte umanistica”, come lo definisce la stessa curatrice. “Mi immagino così l'operato delle maestranze nel lontano Quattrocento: una piccola bottega dove si riunivano l’editore, l’illustratore, l’autore e il curatore, e tutti impiegavano il proprio sapere per un fine comune e nobile. Ringrazio per questo Hapax, da sempre molto attiva e presente sul territorio per essersi cimentata in un’impresa non da poco, assumendosi una grande responsabilità”.
“Il mio compito – precisa Giallombardo, sottolineando il clima di costante collaborazione e dialogo tra tutti i soggetti coinvolti – è di carattere esegetico. Fornisco ad Agostino la parafrasi del testo, aiutandolo a sviscerare le fonti e le immagini che delineano la Commedia. Laddove Dante non specifica nel dettaglio i particolari delle scene narrate, la creatività artistica può trovare libero sfogo, fornendo quasi una visione futura dell’opera, più vicina al nostro immaginario. Vorremmo donare al lettore una raccolta iconografica originale e innovativa, ma sempre partendo dal passato, dalla tradizione, e attingendo a fonti quali l’arte fiamminga e le miniature medievali, conservando da un lato e superando dall’altro il modello imperituro di Gustavo Doré”.
Il progetto di Arrivabene prevede dieci tavole per cantica, trenta in totale. La raffigurazione delle scene è in soggettiva, assumendo il punto di vista del sommo poeta in medias res, che diventa così il medesimo da cui guarda l’osservatore. “Il legame con la Divina Commedia è sempre stato presente in fasi alterne del mio percorso artistico – spiega Arrivabene, che vive e lavora a Cremona -. Ricordo che questo forte impulso mi assaliva già da ragazzo, quando la mia cifra era decisamente votata a una visionarietà piuttosto spinta. Forse il destino ha voluto rimandare l’appuntamento fino a ora. E, dopo più di un anno dall’inizio del percorso, si sta progressivamente confermando un indissolubile rapporto con il poeta”.
“Per me - continua - è un incontro e una sovrapposizione di destini: anche Dante nel suo viaggio rinuncia alla presunzione del solitario e viene aiutato e guidato da Virgilio. Nessun uomo può intraprendere un viaggio verso il mistero e l’assoluto senza la condivisione. Ecco perché le figure a me care sono un sostegno necessario: dai miei affetti, alla curatrice, agli editori. Illustrare Dante è azzardare l'impossibile: in ogni immagine si riflette un incompiuto percorso di consapevolezza e di confronto con l’indefinibile. Di tavola in tavola cerco di tracciare e di palesare, grazie alla pittura, una mappatura dei regni dell’aldilà, che coincidono con le fasi della vita e della creazione artistica”.
“Tutto ciò – conclude - mi riempie di grande soddisfazione, ma anche di timore, perché in un tempo così ristretto è decisamente una prova di forza. E' una sfida lanciata alle epoche della storia, dell’esistenza personale e della letteratura”.