In occasione delle attività promosse dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino per il recupero e l’apertura di un nuovo percorso di visita degli appartamenti di rappresentanza di Palazzo Chiablese, la Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale” (CCR) ha portato a termine il restauro della Sala dell’Alcova, destinata a ospitare la straordinaria scrivania a doppio corpo con intarsi in avorio e madreperla realizzata da Pietro Piffetti, ebanista della corte sabauda.
Ritrovato nel 2018 dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale di Torino, il prezioso arredo è stato finora esposto alla Reggia di Venaria. Gli interventi nella Sala dell’Alcova sono stati promossi nell’ambito della convenzione triennale in corso tra il CCR e il Segretariato Regionale per il Piemonte che con fondi ministeriali ne ha finanziato il recupero tra il 2019 e il 2020.
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2020, il 26 e 27 di settembre, e quindi nuovamente il 3 e 4 di ottobre, la Sala dell'Alcova sarà per la prima volta aperta al pubblico.
Le operazione conservative sono state condotte a partire da un approfondito studio tecnico-scientifico, volto a indagare le peculiarità strutturali e i materiali in opera relativi alle differenti tipologie di manufatti presenti nella sala (dalla volta con decorazioni a rilievo in stucco, agli arredi lignei fissi e mobili, al pavimento ligneo, ai manufatti lapidei, in vetro e metallo, ai dipinti su tela), originali e riconducibili ad interventi successivi, al fine di orientare le scelte metodologiche.
Nella lunga galleria alfieriana, trasformata a metà Ottocento in camera da letto con annessa alcova, danneggiata dai bombardamenti del 1943, i restauratori hanno ridato leggibilità alla ricca decorazione a rilievo in stucco dorato che si sviluppa con putti, festoni, racemi e fogliami sulla fascia di imposta della volta.
La rimozione delle ridipinture consente oggi di ammirare nuovamente la decorazione floreale attribuita a Michele Antonio Rapous, autore anche del paracamino. Le tracce di filato, rinvenute dietro la boiserie, hanno orientato la scelta del colore azzurro cenere della tappezzeria, arricchita da un modulo decorativo in filo dorato che riproduce quello del parato ottocentesco.
Con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo, i lavori del CCR proseguono ora in altri due ambienti del piano nobile nel tardo settecento adibiti a camere di udienza e da letto del duca del Chiablese, Benedetto Maurizio di Savoia, figlio cadetto del Re di Sardegna Carlo Emanuele III.