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Economia e lavoro | 26 ottobre 2020, 17:03

Commercio, turismo e anche agricoltura: ecco l'esercito di addetti terrorizzati dal Dpcm

Un tavolo di crisi permanente con Comune, Regione e prefettura, ma i timori arrivano anche da settori come la filiera del cibo o gli albergatori

Commercio, turismo e anche agricoltura: ecco l'esercito di addetti terrorizzati dal Dpcm

Un tavolo di crisi permanente per arginare al massimo gli effetti negativi (sull'economia) dell'ultimo dpcm prima sfuggito in bozza nella serata di sabato e poi firmato e ufficializzato da Giuseppe Conte nella tarda mattinata di domenica. A istituirlo, a Torino, sono stati il prefetto Claudio Palomba, la sindaca Chiara Appendino, il governatore del Piemonte Alberto Cirio e le associazioni di categoria che hanno chiesto un aiuto e attenzioni particolari in un momento così difficile.

Il mondo del commercio: "Migliaia di aziende a rischio"
"Bisogna fare in fretta. Migliaia di imprese sono in pericolo - dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti -, sono necessari interventi immediati. Le nostre proposte vanno da esenzioni fiscali a sostegni a fondo perduto, un prestito a lungo termine garantito dallo Stato e interventi sugli affitti". E proprio oggi è il giorno di "debutto" per la locandina che i negozianti coinvolti dalla stretta delle 18 esporranno all'esterno dei propri negozi a Torino, su iniziativa di Fiepet-Confesercenti.

Il tavolo di crisi avrà formula permanente e già mercoledì vedrà una nuova seduta. Tra le altre agevolazioni richieste, anche l'azzeramento di spese legate ai rifiuti (Tari), occupazione suolo pubblico (Cosap) e la gestione dei dehors. 

Alberghi e turismo: "Ristoro anche per noi, in mezzo al paradosso"
Ma non sono soltanto i commercianti a guardare con preoccupazione alle ripercussioni del nuovo dpcm. Anche il mondo degli alberghi trema, insieme a quello del turismo in generale. "Le nuove misure per il contenimento del contagio da coronavirus contenute nel Dpcm firmato ieri non prevedono la chiusura degli hotel e delle strutture ricettive, ma creano un gravissimo danno indiretto e assestano un ennesimo durissimo colpo alle imprese turistico-ricettive", dichiara Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino.

"Siamo di fronte a un paradosso per il quale gli hotel possono rimanere aperti, ma i clienti sono di fatto “chiusi” e limitati nei movimenti: le frontiere sono chiuse, i viaggi e gli spostamenti sono sconsigliati, gli eventi e gli spettacoli sono sospesi, bar e ristoranti chiudono alle 18, i viaggi d’istruzione, le cerimonie, i congressi e i convegni vietati. Chiediamo che le misure di ristoro annunciate dal governo tengano conto anche della nostra categoria. È il caso di prevedere aiuti sulla base delle perdite reali di fatturato e non solo ai codici Ateco".

Il mondo dei campi: "Se si chiude alle 18 colpita tutta la filiera del cibo"
E pure il settore primario guarda con sospetto e timori la chiusura anticipata alle 18 della ristorazione. "Si stimano enormi perdite di fatturato per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento - dicono da Coldiretti Piemonte il presidente Roberto Moncalvo e il delegato confederale Bruno Rivarossa - Dal vino alla birra, dalla carne alla frutta e verdura fino a salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Le nostre imprese continuano a garantire la fornitura di prodotti agroalimentari per cui non c’è bisogno di inutili file che, anzi, favoriscono gli assembramenti ed aumentano il rischio della diffusione del contagio ma anche mettono inutilmente sotto stress il sistema dei rifornimenti e i lavoratori coinvolti".

"Le limitazioni alle attività di impresa devono certamente prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di Stato".

Massimiliano Sciullo

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