Come per il caso Embraco, una vertenza torinese arriva sulle scrivanie romane del Governo e del Capo dello Stato. I rappresentanti sindacali di Fim-Cisl, infatti, hanno deciso di scrivere una lettera al premier Giuseppe Conte e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per accendere ulteriori riflettori sulla vicenda della Pininfarina Engineering, l'azienda che nei giorni scorsi ha annunciato la messa in liquidazione e che dunque pone a serissimo rischio il posto di lavoro di 135 persone.
Venerdì si è tenuto l'incontro tra azienda e sindacati, che hanno chiesto di far ricorso almeno alla cassa Covid per non lasciare completamente a terra moltissime persone in un periodo tra ai più complicati nella storia recente, a livello socio-economico. Proposta non accettata, al momento. Mentre la procedura di liquidazione sfuggirebbe anche al blocco dei licenziamenti che invece il Governo ha rinnovato di recente. Ecco perché i metalmeccanici Cisl hanno deciso di scrivere a Roma.
"La Pininfarina Engineering, nata nel 2018 come ramo d’Azienda della Pininfarina, nonché di proprietà dell’indiana Mahindra, il 2 novembre ha aperto la procedura per mettere in liquidazione l’Azienda e di conseguenza applicare un licenziamento collettivo per 135 dipendenti - si legge nella missiva -. L’azienda non ha valutato soluzioni alternative all’esubero di un così elevato numero di lavoratori, aggirando di fatto il blocco dei licenziamenti dichiarato a livello nazionale nel Decreto Agosto, usufruendo, a nostro avviso, di una delle sue assurde eccezioni".
"Questa presa di posizione è aggravata dal fatto che con il nuovo lockdown presente in Piemonte, per noi lavoratori licenziati sarebbe di fatto impossibile ipotizzare di ricollocarsi altrove, e per noi RSU diventa difficile fare una equa contrattazione senza la possibilità di manifestare il nostro disappunto, ma facendo solo riunioni da remoto - prosegue la lettera, che racconta -: il 6 novembre si è svolto il primo incontro tra RSU, le sigle sindacali Fim-Fiom-Uilm, l'azienda e l’Unione Industriale: abbiamo chiesto il ritiro della procedura o almeno la sospensione fino alla fine dello stato di emergenza. L’Azienda ha ribadito di non voler riconsiderare la decisione presa. Una fermezza agghiacciante, priva di un minimo di senso di responsabilità sociale considerando il contesto di emergenza che stiamo vivendo in Italia".
"Pertanto - si conclude la lettera - chiediamo con urgenza un Suo intervento per una mediazione da parte delle Istituzioni per individuare soluzioni meno drammatiche per i 135 lavoratori coinvolti e le loro famiglie, che il 15 gennaio si troveranno senza un lavoro".
In calendario, il 12 novembre, c'è il tavolo di crisi con l'assessorato regionale al Lavoro, mentre il 13 è fissato il nuovo incontro tra azienda e sindacati.