La prima ondata non l’aveva toccato. Da un paio di settimane, invece, l’Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone ha iniziato la sua battaglia con il coronavirus. Dai primi casi di positività, riscontrati il 28 ottobre, si è arrivati a una 40ina sugli 85 ospiti. Mentre il 50% del personale è a casa da lavoro. I morti, sempre dal 28 ottobre, sono 15, ma solo 10 di loro erano Covid-positivi.
La Diaconia valdese, che gestisce la struttura, spiega come stia seguendo le direttive ministeriali, regionali e dell’Asl To3 per contenere il contagio: «La situazione attuale è complessa e difficile ma sotto controllo: ci sono ospiti positivi sia ai tamponi rapidi che ai molecolari ed altri positivi ai rapidi per i quali si attende ancora la conferma dei molecolari. Da subito, ci si è attivati per mettere in atto i protocolli anti-Covid e il 4 novembre la Commissione di Vigilanza ha espresso parere positivo in merito all’operato all’interno della struttura. Inoltre, come per tutte le Rsa, ogni 15 giorni è previsto un monitoraggio attraverso tamponi per ospiti e dipendenti».
Il direttore Stefano Bosio ipotizza che il virus possa essere entrato tramite i contatti con l’esterno delle persone autosufficienti: «La nostra è una struttura mista, sia Rsa che Ra, quindi ospita persone non autosufficienti e persone autosufficienti, quest’ultime, in estate, erano autorizzate dalle norme nazionali a uscire dalla struttura, seppur nel rispetto delle norme anticontagio». Quest’ipotesi è emersa alla luce dell’analisi delle pratiche adottate in questi mesi: «All’inizio della prima ondata avevamo chiuso le porte all’esterno a fine febbraio, stavolta l’abbiamo fatto a inizio ottobre. Operativamente non è cambiato nulla nei protocolli e abbiamo una migliore disponibilità di dispositivi di protezione individuali per gli operatori come mascherine filtranti e occhiali, rispetto ad allora – dettaglia –. Inoltre dai primi casi positivi abbiamo bloccato la possibilità degli autosufficienti di uscire e diviso la struttura in zone rosse, arancioni e bianche». L’impressione del direttore è che il coronavirus si muova proprio come un’ondata all’interno dell’Asilo: «I primi casi sono in via di guarigione, ma col passare del tempo si sono positivizzati altri ospiti. La maggior parte di loro, però, non presenta sintomi – conclude –. Sono in tre adesso ad avere i sintomi più severi, uno è ricoverato in ospedale e due sono in struttura».













