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Economia e lavoro | 29 dicembre 2020, 16:12

Vaccini anti Covid e Rsa, l'appello di Confapi Sanità: "Ci appelliamo al senso di responsabilità del personale"

Colaci: "L'obiettivo comune è la sconfitta del virus, insieme alla tutela dei soggetti più deboli: serve obbligo per chi lavora e attenzione per chi non è in grado di esprimere il consenso informato

Anziani in Rsa

Anziani in Rsa - immagine d'archivio

E' stata un'attesa interminabile (anche se relativamente breve, rispetto ad altre cure), una rincorsa affannosa. Ma senza dubbio, in pochi si sarebbero aspettati che - con l'arrivo dei vaccini anti Covid - ci si sarebbe trovati di fronte a un diffuso scetticismo, soprattutto in ambiente medico-assistenziale e in luoghi come le rsa, dove il virus ha colpito con crudele violenza.

Invece, a poche ore dal v-day, il tema si pone con estrema attualità, anche a Torino e provincia. Tanto che da Confapi Sanità (la sigla che raccoglie anche le proprietà delle strutture socio assistenziali per gli anziani) arriva un appello per voce di Michele Colaci, che è vicepresidente vicario. Due i punti principali: obbligo di vaccinazione per il personale delle RSA e grande attenzione per chi, tra gli ospiti, non è in condizione di esprimere il consenso informato. "L’obiettivo di tutti deve essere solo la tutela della salute nelle RSA che si raggiunge con il vaccino”.

Sono in forse le vaccinazioni per tutti gli ospiti delle RSA che non sono nelle condizioni personali di esprimere il consenso informato, secondo quanto previsto dalla legge  vigente”, aggiunge Colaci. Secondo l’associazione, senza una norma nazionale, direttamente emanata dal Governo, che snellisca le procedure del consenso informato, ci vorranno dai sei mesi ad un anno per poter somministrare il vaccino ai soggetti fragili residenti nelle RSA italiane. “Circa il 70% dei nostri ospiti – dice Colaci -, per effetto di una menomazione fisica o psichica, anche parziale o temporale, non si trova nelle condizioni di provvedere ai propri interessi e quindi di poter sottoscrivere, consapevolmente il modulo del consenso informato, sottoposto dal personale medico. In questi casi, sarà quindi necessario richiedere al competente tribunale la designazione di un amministratore di sostegno per tutti quei soggetti che ricadano sotto la disciplina dell'art. 404 del Codice Civile, attivando la procedura dell'art. 405 comma 4 del Codice Civile, in attesa delle ulteriori determinazioni che dovrebbero giungere dal Ministero della Giustizia e della Sanità. Senza un intervento urgente del governo, sarà impossibile vaccinare in tempi accettabili i nostri anziani non autosufficienti, con il conseguente aumento dei rischi di contagi”.

Ma un altro tema cardine è quello dell’obbligo vaccinale. “La mancanza di direttive chiare che obblighino tutto il personale sanitario e gli operatori socio-sanitari  all'immunizzazione. In certe situazioni la ‘forte raccomandazione’ non crediamo sia sufficiente, soprattutto a tutela delle persone più fragili. Rendere obbligatorio il vaccino per il personale sanitario e socio-sanitario o proporlo, solo su base volontaristica, è una scelta politica , che deve essere assunta dal governo e che la Costituzione autorizza”. “Ci auguriamo - conclude Colaci - che la politica faccia la propria parte, anche con scomode decisioni, a tutela effettiva della salute pubblica. Ci appelliamo anche al senso di responsabilità di tutto il personale sanitario e socio-sanitario, affinché l'obiettivo comune sia la sconfitta del virus e la tutela dei soggetti più deboli”.

Massimiliano Sciullo

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