"La pandemia è come se avesse congelato le aziende del nostro territorio, in termini di nuove aperture, ma anche in termini di chiusure. Forse chi ha potuto ha resistito per cercare di intercettare i ristori del governo. Ma adesso è fondamentale l'utilizzo delle nuove risorse europee, accompagnate però da politiche industriali efficaci e investimenti pubblici". Dario Gallina, presidente della Camera di Commercio di Torino, sintetizza così il 2020 delle imprese di Torino e provincia. Un anno del tutto particolare, quasi letargico.
Il totale, per il momento, è di poco meno di 220mila imprese registrate, soprattutto "micro" (95,5% del totale) e più di una su due (53%) appartiene alla categoria delle imprese individuali. Le iscrizioni sono state 11.919 e le cessazioni 11.558: in valore assoluto, i dati più bassi dall'inizio degli anni Duemila. Sia in un senso che nell'altro e con uno stop particolarmente forte - e comprensibile - nei mesi del lockdown più severo, tra marzo e aprile. Un "sonno" che automaticamente ha rinforzato il tasso di sopravvivenza delle imprese.
"Ma l'erosione del tessuto imprenditoriale è iniziata già negli anni precedenti, non è una questione legata solo a questi ultimi 12 mesi - prosegue Gallina -. Servono incentivi alla domanda, soprattutto delle auto e non solo quelle elettriche. L'unico modo per far ripartire molte aziende del nostro territorio. Le aspettative delle imprese non sono negative, per l'anno appena iniziato, ma l'attesa per i provvedimenti di sostegno è fondamentale".
Numeri alla mano, gli andamenti sono anche molto diversi tra loro: per esempio, se soffrono particolarmente territori come Ivrea (e alto Canavese), ma pure Grugliasco, vanno decisamente meglio Collegno e Pinerolo.
A livello di settori soffre il commercio, mentre cresce la sanità (+1,7%), ma anche le costruzioni (+1,2%, dando un segnale decisamente raro negli ultimi anni a seguito forse del superbonus e gli incentivi all'efficientamento). Anche il +4,4% delle aziende di pulizia e sanificazione risulta particolarmente legato all'attualità, così come i servizi di corriere e consegne a domicilio. L'impulso più potente è quello dell'e-commerce, che ha visto le aziende aumentare in maniera tumultuosa (+13%). Per quanto riguarda il mondo dell'alimentare, tra i pochi ad aver mostrato segnali di crescita sono gli imprenditori per il cibo da asporto. "Sono settori che ne hanno beneficiato - spiega Gallina -. C'erano momenti in cui non si trovavano aziende attive nella sanificazione, ma anche l'edilizia e anche nei servizi alla persona c'è chi si è inventato qualcosa di nuovo".
Calano le imprese femminili (-0,47%), ma il commercio resta il settore di riferimento, seguito dai servizi alle imprese. Ad abbassare l'età media sono le imprenditrici straniere (rumene, cinesi e marocchine soprattutto). E proprio l'imprenditoria straniera è la componente che più di alte sostiene l'andamento complessivo: +4,9%, anche se i volumi si conformano in calo. Calano le imprese giovanili, -9,5%, non per cessazione, ma per il passaggio d'età dei fondatori (però manca il turn over e le quindi l'accesso di forze fresche).