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Economia e lavoro | 05 febbraio 2021, 09:10

Coldiretti in difesa della carne piemontese: "Servono sostegno e ristori concreti alle imprese"

Coldiretti a colloquio con la Regione, stimate perdite fino a 600€ a capo per la razza piemontese: "Situazione insostenibile così si mette in ginocchio uno dei comparti migliori della nostra zootecnia"

Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale nell’incontro con il governatore Alberto Cirio

Incontro tra Coldiretti Piemonte e Alberto Cirio

I fondi del Recovery Plan e del biennio 2021-2022 del Psr devono essere anche orientati al sostegno della carne piemontese. Questo obiettivo è strategico per dare economia e futuro ad oltre 5 mila famiglie di allevatori che ora stanno perdendo fino a 600 euro a capo e che tengono alta la tradizione di una razza conosciuta in tutto il mondo come la Piemontese. Per questo chiediamo anche alla Regione un impegno concreto affinché sostenga questa linea e preveda fondi diretti alle imprese, come è già accaduto in passato con altre emergenze”. E’ quanto hanno evidenziato Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale nell’incontro con il governatore Alberto Cirio

In Piemonte la filiera bovina, ed in particolare quella della razza Piemontese, fiore all’occhiello della produzione regionale, conta 800 mila capi e circa 7 mila aziende. La Piemontese con oltre 315 mila capi, 5 mila aziende ed un fatturato che arriva a 500 milioni di Euro, rappresenta la principale razza da carne, oltre ad essere la prima razza autoctona a livello nazionale per numero di capi allevati, raggiungendo il 50% del patrimonio delle razze autoctone italiane da carne. Sono 100 mila i capi che annualmente vengono macellati di cui 65 mila vitelloni.

“Siamo anche alla ricerca di accordi di filiera che possano dare traiettorie di futuro al comparto, anche dopo le difficoltà legate alla pandemia, cambiando le impostazioni della commercializzazione, ed alle imprese che, oltretutto, sono in gran parte condotte da giovani che hanno colto proprio nell’allevamento e nell’agricoltura importanti opportunità di lavoro”, concludono Moncalvo e Rivarossa.

Comunicato Stampa

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