Da Carlo Calenda a Giancarlo Giorgetti, passando per Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e l'attuale viceministro (allora sottosegretaria) Alessandra Todde. E' stata lunga la sfilata di politici che, solo negli ultimi anni, sono passati (più o meno virtualmente) di fronte ai cancelli della ex Embraco di Riva di Chieri.
E sono proprio loro a finire nel mirino, ancora una volta, di sindacati e lavoratori che questa sera partiranno da Torino alla volta di Roma. Appuntamento alle 9.30 sotto le finestre del Mise, per far sentire ancora una volta la voce, ma soprattutto lo sdegno e la disperazione di 400 lavoratori che nel giro di tre anni e mezzo ne hanno dovute sentire (e vedere) di tutti i colori.
Prima il progetto Ventures, finito con i blitz della Guardia di Finanza. Quindi le nuove incognite, fino al nuovo progetto Italcomp, che avrebbe dovuto garantire un futuro anche ai 300 lavoratori della Acc di Mel, in provincia di Belluno. E che invece rischia di rimanere, anche lui, sulla carta.
Giovedì scorso l'ultima mazzata, agli umori e alle speranze di chi attendeva una conferma dal vertice tra il Mise e le due Regioni coinvolte (Piemonte e Veneto), ma che soltanto dopo aver urlato e minacciato come mai prima nella cornice di piazza Castello ha ottenuto un incontro, sebbene in videoconferenza. E senza gli attori principali della vicenda.
"Tre anni e mezzo di false attese - dicono Fim, Fiom, Uilm e Uglm Torino nel documento che prepara la discesa nella Capitale -. Il ministro Carlo Calenda avalla un progetto, che con il tempo si rivela un fallimento. Il ministro Luigi Di Maio dichiara di aver salvato 500 lavoratori dal baratro, un'altro fallimento. Con il ministro Stefano Patuanelli, arriva il fallimento Ventures e subito dopo a settembre l'annuncio in pompa magna con l'allora sottosegretaria Alessandra Todde il progetto "Italcomp”.
Più che una vertenza, una telenovela senza lieto fine, in cui i personaggi si sono alternati, raccogliendo la loro dose di applausi prima di ritirarsi dietro il sipario. Con l'ultima versione del progetto Italcomp, che non trova concordi nemmeno le diverse forze di governo attualmente sedute tra i banchi della maggioranza, lo Stato fa un ulteriore passo indietro e si affida a qualche privato che rilevi la patata bollente. Intanto il tempo scorre, inesorabile.
"Adesso, con il ministro Giancarlo Giorgetti, cambio di programma? - proseguono le sigle sindacali -. Non c'è più tempo, 6 giorni e partono le lettere di licenziamento! Non c'è più tempo!". E dunque l'appuntamento e i riflettori si spostano a Roma, dove i lavoratori manifesteranno "per rivendicare la loro dignità e il diritto del lavoro sancito dalla Costituzione italiana. E per dire basta alle prese in giro. Vogliamo capire una volta per tutte quale sarà il futuro di noi lavoratori".
Le spese per il viaggio saranno sostenute, ancora una volta, dalla diocesi e dall'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che fin dai primi momenti è stato al fianco dei lavoratori coinvolti in questa vertenza.