Lo smart working rimarrà nelle imprese torinesi anche dopo l'emergenza pandemica. Lo svela un'indagine dell'Unione Industriale di Torino, che svela come almeno un'azienda su due (il 50,4%) manterrà il cosiddetto lavoro "agile" anche in futuro.
Una modifica sostanziale delle abitudini consolidate, visto che fino a prima dell'avvento del Covid solo il 17,5% delle aziende lo utilizzava, mentre al picco dell'emergenza siamo arrivati all'86%. Ora la curva dovrebbe assestarsi, ma a un livello decisamente più alto rispetto a quelli conosciuti in passato.
"Prima" lo usavano le aziende con oltre 100 dipendenti
Ma chi è stato il pioniere, in questo campo? Senza dubbio le imprese con oltre 100 dipendenti, con un tasso di diffusione del 29%, a fronte rispettivamente di un 9% osservato nelle aziende tra 25 e 100 addetti e un 14% in quelle più piccole. Tra settori, invece, c’è una convergenza maggiore, con una forchetta che va dal 21% dei servizi al 16% dell’industria manifatturiera.
Per quanto riguarda il rapporto tra il numero di lavoratori in smart working sul totale dei dipendenti considerati, prima della pandemia Torino si attestava mediamente al 6,7% (16,8% i servizi, 5% l’industria). Nel manifatturiero torinese, dunque, il lavoro agile era un fenomeno ancora limitato.
Il boom nel 2020, per garantire la sicurezza dei lavoratori
La situazione è cambiata radicalmente nel 2020, anche se nell’industria l’adozione dello smart working continua a essere più limitata per la forte presenza di personale produttivo. Con l’obiettivo di ridurre il rischio di contagio sui luoghi di lavoro e nei trasporti pubblici, l’utilizzo del cosiddetto “lavoro agile di emergenza (o semplificato)” è cresciuto in modo esponenziale, arrivando a interessare a Torino l’86% delle imprese intervistate. L’emergenza sanitaria ha fortemente diminuito le differenze tra classi dimensionali e settori, anche se grandi aziende e servizi hanno evidenziato una diffusione dello strumento quasi totale (ricompreso tra il 94 ed il 98%).
Il "dopo" riserva più di qualche sorpresa
Nulla sarà più come prima. E alcuni cambiamenti sembrano essere irreversibili. Proprio come lo smart working: il 50,4% delle imprese intervistate ha dichiarato che la modalità sarà adottata anche nel prossimo futuro. Si allarga il differenziale tra terziario (59%) e industria (47%). L’estensione è legata anche alla dimensione aziendale, con le realtà più grandi (sopra i 100 dipendenti) che prevedono una diffusione del 69%. Le PMI immaginano una presenza del lavoro agile più limitata (38% nelle aziende sotto i 25 dipendenti e 47% in quelle tra 25 e 100), ma comunque a livelli molto più elevati (in media 3/5 volte maggiori) di quanto sperimentato prima del Coronavirus.
“L’utilizzo dello smart working – ha dichiarato Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriale di Torino – è un fenomeno ormai irreversibile, soprattutto per le grandi aziende, che hanno aperto la strada. È un ottimo strumento, ma che non va adottato solo perché ormai ‘tutti lo fanno’. Occorre prima effettuare un’attenta analisi dell’organizzazione aziendale, valutando bene quali aree e quali ruoli possano essere coinvolti”.