Da santo patrono relegato a un ruolo marginale nell'iconografia cristiana a simbolo globale di emancipazione nell'era delle migrazioni e mescolanze culturali. E' San Benedetto il Moro, meglio noto come Binidittu, protettore degli afro-discendenti in America Latina e dei palermitani, il protagonista della nuova ricerca del fotografo torinese Nicola Lo Calzo, che espone da oggi a CAMERA, in Project Room, il risultato degli studi sul tema, con documentazione sul campo, iniziati nel 2017.
Nato da schiavi africani agli inizi del Cinquecento nei dintorni di Messina, e poi vissuto come frate minore in Sicilia fino alla sua morte (1589), Binidittu col tempo ha superato i confini isolani divenendo una vera icona di riscatto a livello mondiale. La mostra, curata da Giangavino Pazzola, si articola in un percorso espositivo suddiviso in quattro capitoli (nascita, morte, sogno utopico dell'Afropea e processo di santificazione), che, attraverso una trentina di immagini di medio e grande formato, ripercorre le tappe principali della biografia di Binidittu. Le fotografie di Lo Calzo sono accompagnate da un’installazione ad altare, posta al centro della stanza, che include materiali d'archivio e invita il visitatore a calarsi in un contesto di "scientifica" devozione.
Realizzata in collaborazione con la galleria Podbielski Contemporary di Milano, la mostra fa parte di una ricerca di lungo periodo realizzata sulle tracce della diaspora africana e della schiavitù nel mondo atlantico e mediterraneo, intitolata Cham. L'intento è di contribuire al dibattito sulla rimozione della memoria e la costruzione dell’identità in una prospettiva decoloniale. "Riscopriamo l'uomo oltre al santo e i casi analoghi in altre parti del mondo - spiega Lo Calzo -, ma anche i valori simbolici, politici e civili che questa storia ci trasmette".
L'allestimento si apre con uno scatto straniante e ambivalente al tempo stesso, che ritrae il busto di Nicolò Turrisi nella Sala degli Ori del Comune di Palermo, dietro cui si cela Sangare Moussa, cantante rap maliano richiedente asilo. Non vediamo nulla di lui, fatta eccezione per le lunghe braccia che circondano la statua, a denunciare il rischio di cancellazione culturale ai danni di un popolo invisibile o a esprimere il processo di integrazione della comunità afro in atto in Sicilia da secoli. Chiude il percorso l'immagine di un frate ivoriano, incorniciato da un ovale arboreo, immerso in un contesto completamente naturale: "Indossare l'abito religioso può rappresentare per tanti l'unico modo di sentirsi parte della comunità- - spiega Lo Calzo -, come alternativa all'emarginazione. La domanda sottesa a questa fotografia è: cosa divento se mi tolgo queste vesti?".
Compaiono poi Chamwill, Daouda e Sefora ai Cantieri della Zisa, a Palermo, dietro cui campeggia provocatoria la scritta rossa "Patria", i portatori della vara di Benedetto a San Fratello, durante la processione, e lo splendido Abdul, ivoriano, immerso nell'acqua marina della spiaggia di Mondello. Il documentarismo che si mescola all'attenzione estetica: "Ogni immagine - racconta il fotografo - è nata all'interno di un rapporto costruito direttamente con le comunità di riferimento. Nessuna è stata costruita a tavolino. Il mio invito è quello di concepire nuove modalità di riappropriazione della memoria, parlando anche in termini di impegno politico e sociale. Ho voluto interrogare la Siclia di oggi come un prisma attraverso cui leggere il mondo moderno, partendo da un culto che, dal locale, si è esteso a livello globale, divenendo baluardo della lotta al razzismo. E' una fotografia volutamente engagée, che deve creare contronarrazioni nel racconto storiografico del potere".
Presente in Projec Room anche un documento audiovisivo realizzato da Martino Lo Cascio in Sicilia, fratello dell'attore Luigi.
Binidittu inaugura il ciclo di mostre Passengers. Racconti dal mondo nuovo, un progetto ideato da CAMERA con lo scopo di realizzare una ricognizione pluriennale focalizzata su artisti appartenenti alla cosiddetta Generazione Y, nati fra i primi anni Ottanta e metà anni Novanta.
Il prossimo autore trattato sarà Federico Clavarino, da fine luglio a fine settembre.
A corredo della mostra di Lo Calzo, questa sera, alle ore 19.30, si terrà un incontro in presenza, nel Gymnasium di CAMERA, dal titolo Binidittu. Incursioni nella decolonizzazione dell’immaginario. Si parlerà di migrazione, decolonizzazione, potere e rappresentazione dello stesso attraverso le immagini. Partendo da ricerche ed esperienze comuni, la scrittrice Igiaba Scego – che sarà collegata online – e lo stesso Lo Calzo affronteranno temi cruciali per cercare di comprendere come immagini e parole attraversano lo scenario culturale contemporaneo.
Infine, dal 16 al 18 luglio si svolgerà a CAMERA Fotografia e prospettive decoloniali, un workshop metodologico, tenuto da Lo Calzo sulla rappresentazione del potere nelle immagini. Per iscrizioni www.camera.to e per informazioni didattica@camera.to. Il workshop è realizzato nell’ambito di FUTURES cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’Unione Europea.