“Il territorio pinerolese è ricco di numerose realtà imprenditoriali, operanti nei vari settori merceologici, che tutta via fanno fatica a fare sistema e la pandemia è stata un’accelerazione della storia, che, in molti casi, ha prodotto cambiamenti che sono il punto d’arrivo di tendenze e processi già in atto”. Renato Zambon ha diretto il Centro per l’Impiego di Pinerolo dal 2005 alla fine del 2020, quando è andato in pensione. Dal 2016 è stato a scavalco anche il responsabile del Cpi di Rivoli.
La sua esperienza nel mercato del lavoro, però, inizia ben prima, nel 1985, quando è entrato all’Assessorato al Lavoro e formazione professionale della Città di Torino, nel servizio coordinamento svantaggiati.
“Negli ultimi decenni sono emerse alcune tendenze essenziali nelle condizioni di lavoro; il modello occupazionale continua a cambiare sia in Italia che in tutta Europa, con uno spostamento ininterrotto dai settori agricolo e manifatturiero ai servizi, ma nonostante questo, sulla carta non si è modificato molto – sostiene –. Vent’anni fa le imprese ricercavano molti meccanici, ma le competenze sono cambiate e si sono fatte più specifiche. Ad esempio, oggi si ricercano più esperti in meccatronica e mondo digitale. Stessa cosa per quanto riguarda infermieri e medici, così come nel mondo dell’informatica. Tutti settori molto richiesti e caratterizzati da un cambio di competenze e soprattutto da un aumento della specializzazione”.
In questo quadro, l’economia italiana “ha cercato di ovviare alla cronica bassa produttività e alla carenza di investimenti concentrandosi su settori con margini inferiori, in cui appunto non erano necessari grandi investimenti. Abbiamo perso così il treno della rivoluzione informatica e digitale, dove siamo più consumatori che produttori: tra le conseguenze si registra l’aumento di magazzinieri e corrieri, che ci portano l’ultimo tablet uscito, e non quello di informatici e ingegneri che progettano il sistema operativo del tablet stesso o i software che regolano la logistica della ‘gig-economy’”.
La pandemia, come tutte le crisi, ha accelerato una serie di cambiamenti in corso e messo in luce alcune difficoltà strutturali del Pinerolese: “Prendendo in esame, l’ambito industriale, dobbiamo constatare che non sono presenti aree infrastrutturate per l’insediamento di nuove realtà produttive e il territorio risulta ancora carente in larga parte nelle infrastrutture avanzate come quelle digitali, per fare un paio di esempi”.
Anche il settore agricolo avrebbe bisogno di un potenziamento, lavorando sul raggiungimento di mercati lontani e portando avanti un “Marchio del Pinerolese”. Mentre il turismo potrebbe sfruttare le nuove abitudini nate in pandemia: “Si potrebbero registrare flussi in aumento verso realtà più piccole e meno affollate purché in grado mettere a disposizione dell’ospite servizi e attrazioni di rilievo”.
Per dare corpo alla ripresa, Zambon ritiene importante: “L’attivazione di una rete di artigiani, commercianti, piccole/medie imprese del territorio, scuole secondarie, agenzie formative, agenzie per il lavoro, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, che possa da un lato promuovere il sistema artigianale, commerciale e produttivo del territorio; dall'altro porre questo sistema a servizio di un ampio progetto di inserimento di giovani e di persone in cerca di lavoro, attraverso percorsi formativi, nelle imprese e botteghe del Pinerolese”.