Simone Fissolo, perché ha scelto di candidarsi alle elezioni comunali con i Moderati?
E' stata la lista civica a credere in me e accogliermi, dandomi questa importante opportunità. Hanno visto in me una persona sicuramente attiva sul territorio da tanti anni, anche grazie al mio ruolo di presidente della Gioventù Federalista Europea. Ho sempre voluto portare avanti un lavoro dal basso, e da questo sono nati due libri. Credo quindi che abbiano riscontrato in questo mio impegno una possibilità concreta di espressione civica. Ho poi riscontrato nella rappresentanza dei Moderati in Comune i temi che mi interessano di più, soprattutto l'accessibilità, gli spazi abbandonati, le barriere architettoniche e il contrasto alla povertà.
Come giudica la coalizione di centrosinistra che si presenterà alle urne il 3 e 4 ottobre?
Ne sono molto felice, perché la lista dei Moderati, sin dalla sua nascita, ha sempre sostenuto il centrosinistra; e non posso che salutare favorevolmente il no categorico a un’alleanza con chi, in questi cinque anni, anziché migliorare la città, l’ha inevitabilmente peggiorata. La differenza tra i candidati è sotto gli occhi di tutti: da un lato c'è chi si finge civico, ma in realtà è nelle mani di tre partiti di destra, dall'altro Stefano Lo Russo, che, grazie all’accordo trovato, è la perfetta espressione del civismo torinese. Stiamo andando nella giusta direzione.
Classe '89, incarna quella generazione over 30 torinese che chiede oggi di essere maggiormente rappresentata a livello istituzionale. Quali incentivi occorrono per il settore giovanile?
Innanzitutto mi fa piacere che molti under 35 stiano prendendo parte alla campagna elettorale, è un buon segnale. I giovani a Torino sono pochi e hanno un tasso di disoccupazione altissimo. Si ritrovano inoltre a vivere un periodo duro, dopo il declino della città post Olimpiadi del 2006, la crisi finanziaria nel 2008 e l'attuale pandemia. Mancano delle prospettive rosee per il presente, ma anche per il futuro, se si desidera fare una famiglia, essere stabili e uscire dal precariato. E' necessario che siano rappresentati degnamente da chi siederà nel prossimo consiglio comunale.
La richiesta di attenzione e cura si accompagna a una scarsità di spazi vivibili dalle fasce giovanili.
Sì, vorrei infatti si desse un futuro a tutti i luoghi abbandonati della nostra città, investendo sul loro enorme potenziale. Penso ad esempio al Parco Michelotti o all'Esselunga di corso Bramante, o, ancora, la Cavallerizza Reale. Un'idea sarebbe quella di dare questi spazi in gestione a giovani con delle idee innovative. Mentre la giunta Appendino, nell’ultimo periodo, aveva promesso un concorso da mille assunzioni per la NextGenarationEU: ora ci troviamo a settembre ancora senza dei bandi promessi per il mese di luglio.
Il suo impegno per le politiche giovanili si è sempre accompagnato a una grande attenzione per il sociale. A che punto è Torino nel suo percorso di inclusione?
Partirei dall'accessibilità nelle zone viabili. Penso che in questi cinque anni la mobilità sostenibile si sia dimenticata del pedone. Ci sono fermate dei pullman completamente disastrate, ho fatto molte interpellanze al consiglio comunale in merito. Ad esempio, quella di fronte al Campus Einaudi è praticamente inesistente, non ha un marciapiede ed è difficile arrivarci per le persone con disabilità. Ci siamo dimenticati che il pedone è la prima fonte di mobilità sostenibile e alternativa. Inoltre non è mai stata fatta una mappa delle barriere architettoniche presenti a Torino. I controviali sono stati modificati per ridurre la velocità alle auto, ma non è stato previsto di eliminare gli scalini negli attraversamenti pedonali. Un esempio: il Parco Dora ha una passerella che qualsiasi persona in carrozzina non può attraversare. Ma anche la stessa piazza Vittorio presenta una disposizione di strisce pedonali completamente inadatta a chi ha disabilità visive. Ed è una delle piazze più importanti di Torino: di certo non una bella cartolina per chi arriva da fuori.
A proposito d'immagine, come vede il posizionamento di Torino sullo scacchiere europeo?
Torino oggi parte peggio di prima, c’è molto da fare sul turismo. Sono cinque anni che i traghetti Valentino e Valentina mancano sul Po. Quest'estate abbiamo vissuto una ripresa molto faticosa post pandemia, ma adesso i legami con le altre città vanno rafforzati, a partire dai gemellaggi. Il problema fondamentale resta il poco interessamento di chi ha governato la città sin qui. Basti pensare che la giunta pentastellata si è persino dimenticata di celebrare il 9 maggio la Festa dell’Europa. E una programmazione strategica è totalmente assente. Non si può pensare che le ATP siano un risultato: servono se fungono da volano, ma per farlo è necessaria una miriade di eventi collaterali, come i campioni di tennis che giocano nei circoli della periferia. Oppure trovare modi per far venire aziende e associazioni di professionisti a tenere qui i loro congressi annuali, magari regalando loro biglietti per il torneo. Se manca il contesto, manifestazioni simili sono solo una goccia nell’acqua che poi non dà frutti. Il futuro è tutto da costruire. Torino ha enormi possibilità perché da sempre è una città di passaggio; deve ritrovare la sua vera identità, una città dove il turista riesca a vivere più esperienze collegate l’una all’altra. Ma Torino potrà essere bella solo se saprà sfruttare la sua intelligenza.
E per migliorarla agli occhi di chi la vive?
Il Movimento 5 Stelle aveva detto di voler eliminare la povertà. Ebbene, abbiamo 5 mila persone che ancora attendono una casa, a Torino. E' solo ideologia, così come per l'inquinamento. Da una parte c’è il desiderio di abbatterlo, dall'altra per ottenere gli ecobonus non viene fornito nessuno strumento di supporto agli amministratori di condominio o alle imprese edili. Insomma, servono più fatti. E penso che un buon sindaco debba garantire che almeno 2 di quelle 5 mila persone possano trovare finalmente una casa nei prossimi cinque anni.