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Economia e lavoro | 07 settembre 2021, 07:30

Gli artigiani applaudono il governo: "Favorire il lavoro con la staffetta generazionale e le politiche attive"

Felici (Confartigianato) accoglie le aperture dell'esponente del ministro Franco a Cernobbio: "Basta provvedimenti come il Reddito di cittadinanza: servono scelte vicine ad aziende e lavoratori"

artigiano al lavoro al tavolo

Il mondo dell'artigianato chiede politiche attive per il lavoro e sostegno nel passaggio generazionale

Non sono passate inosservate le parole del ministro dell'Economia Daniele Franco, a Cernobbio, sul fronte dei provvedimenti economici. A far sentire il proprio plauso, in particolare, per quanto riguarda un orientamento "più favorevole ai fattori della produzione" è il mondo dell'artigianato.

Come spiega Giorgio Felici, presidente dei Confartigianato Piemonte, “Le buone notizie sul versante del Pil non devono alimentare facili illusioni né farci dimenticare che l'economia reale è ancora in grande difficoltà ma devono essere l’occasione per una riforma complessiva delle politiche attive del lavoro".

Basta Reddito di cittadinanza e ideologie

E se l'esponente del governo Draghi si è esposto sul fronte del fisco, per le piccole e medie aziende della nostra regione il pensiero va a "riduzione del cuneo fiscale e meno tasse. Il nostro auspicio - aggiunge Felici - è che si chiuda con i provvedimenti ‘bandiera’, come il Reddito di cittadinanza. Un provvedimento ideologico, che ha prodotto ben pochi risultati concreti, deludendo le aspettative iniziali". 

Pensioni e politiche attive

Secondo il presidente regionale di Confartigianato "Occorre anche definire un programma pensionistico che realizzi davvero la staffetta generazionale che al momento non si è vista. I numeri impietosi ci raccontano una realtà con un tasso di sostituzione dello 0,45, come dire neanche mezzo giovane al posto di un anziano, ma generando un costo di circa 6 miliardi”. E ancora "Il reddito di cittadinanza, anziché abolire la povertà ha fatto accomodare i poveri sul divano, rivelandosi in troppi casi non una forma di protezione sociale ma un disincentivo al lavoro, senza peraltro riuscire ad intercettare i veri bisognosi. Disoccupazione e mancata crescita non possono essere affrontati con strumenti ‘sperimentali’ ma solo con politiche attive ben strutturate, investimenti e un taglio delle tasse, mettendo al centro le imprese. Siamo noi imprenditori che creiamo lavoro, non certo i navigator o simili, quindi è giunto il momento di deporre i vessilli ideologici e riconnettersi con la realtà”.

 

Massimiliano Sciullo

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