Il Coordinamento dei comitati e delle associazioni ambientaliste per la tutela e la progettazione del verde ha scritto, attraverso la sua presidente Franca Elise, una lettera aperta ai candidati sindaco di Torino, per affrontare il 10 delle 10 questioni aperte che riguardano il tema del verde pubblico e dell'ambiente del capoluogo piemontese.
Questo, di seguito, il contenuto della missiva:
Allo scopo di avere un confronto partecipato con i Candidati Sindaci in occasione delle imminenti elezioni comunali di Torino, il nostro Coordinamento intende formulare alcune richieste prioritarie in tema di gestione e progettazione del Verde, emerse da un esame critico, in positivo e in negativo, dell’operato delle diverse Giunte Comunali succedutesi in questi anni.
La prossima Amministrazione si troverà a operare in un momento difficile, mentre le grandi città sono in accanita concorrenza per accedere alle risorse del P.N.R.R.
A Torino, come nelle altre grandi aree urbane, non è assolutamente chiaro quali siano i progetti che hanno avuto il benestare del governo in carica, quali opere e quali interventi saranno effettivamente finanziati e abbiano le garanzie per essere realizzate in tempi certi, entro il 2023-2025, considerando che molte richieste sono solo a livello di studi di pre-fattibilità.
Mentre tutto il P.N.R.R. sembra procedere con dichiarazioni altisonanti, all’insegna della “resilienza”, della sostenibilità, transizione ecologica, “green economy” e contrasto all’emergenza climatica, preoccupano le forti pressioni verso l’accelerazione e la semplificazione dell’approvazione di interventi pubblici e privati che rischiano di provocare consistenti danni ambientali nella loro progettazione ed esecuzione.
Il nostro Coordinamento, costituito nell’autunno del 2014, nato per contribuire positivamente alla tutela e alla progettazione del verde in città, stimolando la partecipazione dei cittadini alle scelte, grandi e piccole, che toccano il territorio urbano, intende riaffermare alcune priorità per migliorare il nostro patrimonio verde di parchi, giardini e grandi alberate, confermando molte delle richieste da noi presentate nel 2016, rafforzandole nel momento in cui da più parti si è esaltata l’importanza del verde in città, anche a seguito della crisi climatica in atto e delle misure anti-Covid che hanno contribuito a riscoprirne la funzione:
1. Vi è stata in questi ultimi anni una forte divaricazione tra l’incremento del patrimonio verde e le risorse per gestirlo in modo accurato, in concomitanza con una forte riduzione degli organici dell’Area Verde. Realizzare nuovi interventi senza iscrivere a bilancio le risorse per gestirli, incrementando questa divaricazione non è più sostenibile. Chiediamo pertanto che nelle previsioni di bilancio di una nuova amministrazione gli stanziamenti per la gestione del Verde in città siano quanto meno raddoppiati, ritornando ai livelli del 2007-2008 negli stanziamenti per la Manutenzione Ordinaria e Straordinaria, base minima per garantire qualità e fruibilità delle aree verdi, da quelle di quartiere ai grandi parchi.
2. In stretta connessione col punto 1 chiediamo che si rafforzino gli organici dell’Area Verde (dai giardinieri ai tecnici), invertendo la tendenza, prevalsa in questi anni, alla “esternalizzazione” del Servizio, mantenendone la centralità e l’unitarietà e garantendo anche la funzionalità del vasto complesso delle Serre di Chieri (Istituto Bonafous), fondamentale anche per la formazione professionale dei giardinieri. Il Piano Strategico dell’Infrastruttura Verde e il Piano di Resilienza Climatica, per essere attuati, comportano necessariamente un rafforzamento degli organici e l’assunzione di nuove professionalità, oltre che l’incremento degli stanziamenti a bilancio.
3. Piena attuazione del vigente Regolamento del Verde Urbano per la tutela dei giardini e delle alberate, - contrastando la tendenza a dare al verde un valore soprattutto “ornamentale” o di arredo, - riconoscendone il valore ambientale, - contrastando lo snaturamento di parchi e giardini storici con manifestazioni improprie e usuranti, che ne incrementano il degrado e i costi manutentivi.
Il Regolamento e il Piano del Verde devono comprendere il diniego a qualsiasi proposta di costruzione di parcheggi interrati sotto aree verdi e alberate, trasformandole in “verde su soletta”, di scarso o nessun valore in ottica di permeabilità dei suoli e di mitigazione dei mutamenti climatici.
4. Incrementare la partecipazione dei cittadini, associazioni e comitati di quartiere alla fase di progettazione, per migliorare la gestione del verde in città, e ai nuovi progetti, per dare attuazione al Piano Strategico del Verde, individuando le priorità a livello territoriale e responsabilizzandoli nella tutela del territorio, anche per quanto riguarda forme di “adozione” degli alberi e collaborazione ai “piani di forestazione urbana”. Ai fini dell’incremento della partecipazione va anche rafforzato il ruolo della Consulta Comunale per l’Ambiente e il Verde, istituita nel 2017.
5. Chiarezza e trasparenza nell’utilizzo degli oneri di urbanizzazione. Come è noto, la Legge n. 10 del 14 gennaio 2013, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, all’art. 4 impone la salvaguardia delle dotazioni territoriali di standard (tra cui il verde), e richiede che “le maggiori entrate derivanti dai permessi di costruire e dalle sanzioni in campo edilizio, siano destinate effettivamente alle opere di urbanizzazione, al recupero urbanistico e alla manutenzione del patrimonio comunale in misura non inferiore al 50% del totale annuo”.
Quale quota è stata finora effettivamente destinata per la manutenzione del patrimonio verde cittadino? Pensiamo, ad esempio, al proliferare di Permessi di Costruire in Deroga (Legge 106 del 2011), che ha consentito alla nostra città di incamerare vaste risorse di cui non è poi stato esplicitato l’effettivo utilizzo. Essenziale è quindi la pubblicità dei dati.
6. Avvio di un piano pluriennale di manutenzione delle grandi alberate e dei viali storici, compromessi da troppi interventi impropri per la viabilità e per i sottoservizi, talvolta devastanti, che hanno comportato solo in misura esigua l’accesso a “compensazioni ambientali”. Elementi fondamentali del paesaggio urbano, tutelate solo in parte da Decreti Ministeriali, costituiscono un bene da tutelare e migliorare, anche alla luce dell’emergenza climatica in atto.
7. Incremento sostanziale delle piantumazioni di alberi - tramite un piano di impianto di nuovi viali alberati nelle vaste aree periferiche, che ne sono sguarnite, lungo numerosi grandi corsi, per lo più ridotti a mere arterie di scorrimento veloce, - mediante interventi nelle aree degradate (non inquinate) o semi abbandonate, da recuperare all’uso pubblico.
8. Completamento del Progetto Torino Città d’Acque, varato agli inizi del 1994, scegliendo come priorità il Parco delle Basse di Stura a Nord e il Parco del Sangone tra corso Unione Sovietica e il Castello del Drosso a Ovest, oltre a diversi interventi minori che servirebbero a dare continuità a tratti ora troppo segmentati e interrotti da diverse cesure. Il Progetto, che si sviluppa lungo i principali corridoi ecologici della Città, oltre a recuperare la fruibilità delle sponde fluviali, deve anche tutelare l’asta del Po da interventi viabilistici e infrastrutturali dannosi, come nuovi ponti e progetti di navigazione a motore che comportano dighe ed escavazioni, in un fiume sempre più soggetto a lunghi periodi di magra, sovente al di sotto del Deflusso Minimo Vitale.
9. Avvio di un “Progetto Collina”, di completamento e collegamento dei parchi già esistenti e della rete di percorsi pedonali che attraversano le aree boscate e collegano punti panoramici conducendo a rilevanti beni storici e architettonici, tutelandone anche l’assetto idrogeologico, molto fragile.
10. Blocco serio del consumo di suolo, che sembra inarrestabile anche nella nostra città, e non si limita a consumare aree agricole di buona qualità ma incide pesantemente su tutte le aree libere dal costruito, la cui destinazione a verde e servizi è ancora da definire, quando non sono state ancora oggetto di Permessi di Costruire approvati. Aree libere o di transizione che all’interno del Piano Regolatore in fase di Revisione Generale sono quelle più critiche per le richieste di nuove urbanizzazioni, troppe volte in prossimità di vasti immobili privati e pubblici che giacciono in stato di abbandono.
Sulle priorità da noi sopra enunciate saremmo lieti di avere un confronto con i Candidati Sindaci, e ricevere le loro risposte e valutazioni.