“Torino non può essere una giungla della mobilità, questa situazione sta creando non pochi problemi al traffico pedonale, ciclabile e automobilistico”. E’ un attacco frontale quello che Alberto Gravagno, candidato della Lega al Consiglio comunale, rivolge a chi negli ultimi anni ha regolamentato la viabilità e la mobilità a Torino.
Tra monopattini, zone 30, bus e idee coraggiose, la posizione del giovane leghista appare chiara: Torino deve cambiare marcia, invertire la rotta. “Non è facile per un Comune regolamentare l’utilizzo dei monopattini, quello che si può fare sicuramente e fare progetti e accordi con le società appaltanti” propone Gravagno. “Molto spesso infatti i mezzi vengono lasciati in giro sui marciapiedi, con problemi, danni e pericoli per anziani e disabili, in particolare non vedenti. Servono accordi perché i monopattini non vengano abbandonati, ma parcheggiati negli appositi stalli” ribadisce il candidato al Consiglio comunale.
Impossibile poi non prendere in considerazione un potenziamento del Trasporto Pubblico Locale: “E’ sempre fondamentale, ancora di più in questo periodo. In accordo con quanto dice Paolo Damilano, ci va un potenziamento ed efficientemente della rete dei bus sul territorio cittadino”. Al leghista non mancano poi idee coraggiose: “Devono essere pensati poi nuovi metodi di mobilità sostenibile, come quello che può essere l’utilizzo di una monorotaia: avrebbe costi inferiori rispetto a una nuova linea della metropolitana, 1/10, con tempi di realizzazione minori”.
Ogni soluzione, secondo Gravagno, va presa in considerazione per un efficientamento del trasporto cittadino, al fine di migliorare la situazione del traffico
Capitolo zone 30. Senza voler entrare nel merito di quanto possano servire o meno, Gravagno spiega le sue perplessità: “E’ chiaro che in alcuni luoghi possono servire, penso a ridosso delle scuole. Il problema è come sono state applicate sul territorio cittadino: i limiti non vengono rispettati, i controlli sono assenti e i dossi adeguati a rallentare la velocità pure. Sono stati un spreco di soldi pubblici”.