Politica | 16 ottobre 2021, 12:06

Appendino saluta tra orgoglio e commozione: "Torino continuerà a brillare se tutti insieme continueremo ad amarla"

Con una lunga lettera, la sindaca si congeda dalla città, svelando il suo lato più umano. Quello che va oltre l'istituzionale fascia tricolore. Appendino ringrazia i cittadini, i consiglieri, i dipendenti comunali e la sua famiglia

Chiara Appendino e la sua famiglia: il marito Marco, la figlia Sara

Chiara Appendino e la sua famiglia: il marito Marco, la figlia Sara

"Quando ho iniziato questo viaggio ero una delle tante giovani donne che voleva cambiare il mondo e il modo migliore per farlo era partire dalla città che amavo. La mia Città. La mia Torino". 

Inizia così una lunga riflessione di Chiara Appendino, ormai agli ultimi giorni da sindaca, sui suoi cinque anni sulla poltrona di primo cittadino. Un pensiero molto personale, che va oltre al bilancio di mandato e guarda a questo periodo da un punto di vista umano.

"Ricordo gli sguardi preoccupati dei miei genitori, ricordo le rassicurazioni di mio marito. Quelle persone che ero certa mi sarebbero sempre state accanto, anche nei momenti più difficili. E avevo ragione.

Ricordo il pensiero di una bimba, Sara, che sarebbe arrivata, quel turbinio di sensazioni e responsabilità, ma la consapevolezza che l’impegno per la Città sarebbe stato un dono che facevo anche a lei e alla sua generazione.

Ricordo le notti insonni, gli abbracci, le strette di mano, amiche e non. Erano chiare entrambe, il corpo non mente mai" scrive Appendino sul suo profilo Facebook.

"Eppure, in cuor mio, sapevo che candidarmi era la cosa giusta da fare. Una scelta che rifarei altre mille volte, che mi ha dato tantissimo. E che, va detto, mi ha anche tolto qualcosa. Ma fa parte di questa bellissima missione.

Dal primo giorno del mio mandato ho percorso le strade di Torino in lungo e in largo. Ho abitato ogni parco, ogni mercato, ogni piazza. Ho fatto tutto il possibile per essere accanto ai cittadini, ai loro problemi, alle loro ambizioni, alle loro preoccupazioni, ogni singolo giorno.

Oggi posso dire, con un pizzico di orgoglio, che lascio una Città migliore di quella che ho trovato" prosegue la prima cittadina

"Una Torino che è più simile a quella che immaginavamo: più verde, più accessibile, più sostenibile, più attrattiva, più pronta al futuro. 

Certo, ancora molto rimane da fare. 5 anni non sono sufficienti per completare ogni progetto. Tuttavia il percorso è tracciato, la strada è chiara e abbiamo posto dei punti di riferimento dai quali non si tornerà indietro.

Non è stato facile. Porterò con me per sempre ogni momento. Compresi quelli più bui, quelli in cui non ci sembrava possibile rivedere la luce e quelli in cui ho fatto compagnia all’alba. 

Momenti come telefonata in cui mi dicevano, a pochissimi giorni dal mio insediamento, che il Salone del Libro sarebbe andato a Milano (e invece lo abbiamo tenuto qui). O la notte passata a battagliare con Tokyo per l’assegnazione delle ATP Finals. La decisione di non mandare in pre-dissesto il Comune a fronte di un bilancio disastroso che, invece, abbiamo scelto di risanare per tutelare scuole, strade, trasporti, verde pubblico" racconta la sindaca.

"Ma tutto questo sparisce davanti al resto. E cos’è il resto?

È un cittadino che ti manda un video delle finestre aperte in estate ora che non ci sono più i roghi tossici del campo di via Germagnano.

È un imprenditore che ti invita a visitare la nuova palestra che ha aperto davanti all’ex-Villaggio Olimpico occupato, che ora è solo più un brutto ricordo.

È una mamma che finalmente ha un’area giochi nuova dove portare la figlia.

È un padre di famiglia in lacrime che grazie alla rete di Torino Solidale può affrontare il dramma della pandemia.

È una famiglia che finalmente viene riconosciuta grazie a una firma che prima non c’era.

Questi, e molti altri, sono i motivi per cui abbiamo lavorato ogni singolo giorno, senza tregua. Fino all’ultimo istante.

Ma per farlo, ovviamente, non sono stata sola. Nulla si fa da soli" ribadisce Appendino.

"Lasciatemi concludere con dei più che doverosi ringraziamenti. In questi 5 anni ho conosciuto migliaia di persone. Dai cittadini ai mercati e nelle piazze. In ufficio e ad eventi pubblici. In Italia e all’Estero. Nei Palazzi e nelle strade.

Mentirei se dicessi che mi ricorderò il nome di ognuno di loro ma, sono convinta, chiunque incontriamo nella nostra vita ci lascia qualcosa, un segno che ci portiamo dietro, nel bene o nel male.

Ci sono tuttavia persone a cui voglio dire grazie.

In primis alla mia famiglia. A mio marito, Marco. Non servono tanti giri di parole: senza di lui non so come avrei fatto. Per me è la prova che quando si vuole, insieme, si può affrontare qualsiasi sfida.

Un ringraziamento anche a mia figlia, Sara. Ho cercato di dedicarle tutto il tempo che ho potuto, ma inevitabilmente ha dovuto contendersi la mamma con la Città. Ho però imparato che non c’è fatica che il suo sorriso non potesse alleviare. Quando sarà più grande le racconterò di una bella avventura, anche se molte cose le sa già. Per esempio adora i nuovi autobus gialli e blu che "ha comprato mamma”.

Grazie ai miei genitori, a mia nonna, a mia sorella e a tutti i miei parenti più stretti. Sono certa che, insieme a me, come me, hanno vissuto ogni singolo momento, bello o brutto. Hanno gioito e hanno sofferto, sapendo quello che provavo come può solo chi ti ha visto nascere e crescere. D’ora in poi spero di dare loro qualche pensiero in meno.

A loro, alla mia famiglia, ora dedicherò tutto il tempo possibile. Con loro voglio recuperare il tempo perduto, voglio ritrovare la sensazione dell’intimità, l’emozione di una risata solo nostra, la spensieratezza di un pranzo o di una cena con il telefono - spento -.

Grazie alla mia Giunta e alla mia Maggioranza. Guardandovi indietro, siate orgogliosi di ciò che abbiamo fatto.

Con alcuni, in questi anni, si è creato un legame che va oltre la politica e che sono certa non perderemo.

Voglio poi ringraziare i dipendenti del Comune e della Città Metropolitana e coloro che più mi sono stati vicini.

In pochi sanno quanto è complesso far funzionare una macchina burocratica così complessa. E se ciò è vero per le funzioni ordinarie, pensate a quanto lo è quando - come abbiamo fatto - si affrontano azioni e sforzi straordinari.

So bene quale professionalità e quale impegno abbiate messo in campo e di questo non posso che esservene riconoscente.

Grazie a chi, in questi anni di mandato, ha rappresentato le Istituzioni poiché ho trovato persone con cui abbiamo condiviso la stringente necessità di collaborazione e di lavoro di squadra. Solo in questo modo abbiamo potuto raggiungere grandi risultati.

Grazie al mio fantastico staff, instancabile, che mi è sempre stato al fianco a ogni ora della notte e del giorno seguendo i miei ritmi e standomi vicino, soprattutto nei momenti più duri del mandato.

Grazie al Movimento 5 Stelle, alla forza politica con cui mi sono candidata e che sento ancora come la mia forza politica di appartenenza, con cui condivido valori e obiettivi.

Mi sono sempre stati vicini nei fatti, abbiamo vissuto insieme innumerevoli traversie ma ho sempre avuto spalle forti su cui fare affidamento. I nomi sarebbero tanti, ma tra tutti lasciatemi ringraziare in particolare Beppe Grillo, Giuseppe Conte, Vito Crimi, Luigi Di Maio,  Laura Castelli. Senza di loro molti obiettivi non sarebbe stato possibile raggiungerli.

Grazie infine a migliaia di torinesi che ci sono sempre stati, che ho sempre trovato, da cui ho sempre avuto modo di imparare, crescere, migliorare.

Grazie a coloro che, con le loro azioni concrete, con i loro gesti, hanno compreso e accompagnato il cambiamento. Scegliere di muoversi in modo sostenibile, fare meglio la differenziata, rispettare le regole per strada: è da qui che parte il cambiamento".

"Sicuramente avremmo potuto fare di più ma, vi assicuro, abbiamo fatto tutto il possibile, forse, anche qualcosa in più. Di sicuro ci abbiamo messo cuore, passione e tutto il nostro impegno.

Torino continuerà a brillare se, e solo se, tutti insieme, continueremo ad amarla e a prendercene cura. Grazie" conclude Appendino.

Redazione

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