Martedì 14 dicembre 2021, alle ore 20.45, alle Fonderie Limone di Moncalieri debutta il nuovo spettacolo di Natalino Balasso “BALASSO FA RUZANTE. Amori disperati in tempo di guerre” per la regia di Marta Dalla Via.
Saranno in scena insieme a Balasso Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Wiel. I costumi sono di Sonia Marianni, le scene di Roberto Di Fresco, le luci di Luca dé Martini di Valle Aperta.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano e da Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale, sarà replicato per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino fino a domenica 19 dicembre 2021.
In questo nuovo testo Balasso evoca alcune delle opere di Angelo Beolco attore e commediografo padovano del Rinascimento, famoso per aver dato vita al personaggio di Ruzante, un contadino ruspante, famelico e poltrone. L’universo a cui si ispirano le opere di Ruzante – una vera e propria eccezione nella letteratura rinascimentale – è popolato da villani rudi ed elementari e improntato da un'esaltazione semiseria dell'energia grezza degli istinti. La forza delle commedie di Ruzante nasce dalla comicità vitale e allo stesso tempo amara che le pervade e dal dirompente realismo espressivo.
"Accarezzavo il sogno di portare in scena il Ruzante da tempo", afferma Balasso. "Nel 2001 Marco Paolini mi aveva consigliato di portarlo in scena. A distanza di 20 anni… eccomi qui. Ho riletto le opere del Ruzante e ho scritto un testo nuovo che condensasse lo spirito ruzantiano. In questa commedia i registri sono molteplici: il plot vede i tre personaggi Ruzante, Gnua e Menato attraversare tre mondi e quindi tre fasi differenti. Quello dell’eros campestre che racconta amori crudeli, un erotismo fatto di carnalità e di possesso. Poi il quadro drammatico delle guerre, della scoperta dell’altro. Infine un quadro cinico, cittadino, quando al ritorno dalla guerra Ruzante arriva a Venezia, città di mercanti, che è tutto un altro mondo".
La lingua inventata da Balasso per questo testo evoca il linguaggio cinquecentesco di Ruzante. "Ho voluto che il linguaggio fosse il fiorentino per dare l'idea di una lingua antica, e l’ho intessuto di venetismi che ho filtrato attraverso il diario di Antonio Pigafetta, navigatore vicentino contemporaneo al Ruzante che scriveva in un fiorentino intessuto da molti venetismi".