Nel lungo percorso verso le prossime elezioni politiche, la tenuta del governo Draghi sarà messa a dura prova ogni mese a partire da oggi. Le questioni poste dall’Ucraina sono sempre di più e sempre più insidiose. L’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, infatti, dovrà essere ratificata dal Parlamento probabilmente entro fine giugno, ma dentro i partiti non sono poche le posizioni contrarie alla guerra o addirittura pro-Russia. Fra i Cinquestelle citiamo Vito Petrocelli, ex presidente della Commissione Esteri del Senato, che aveva fatto scalpore col suo augurio di buona Festa della LiberaZione, con la “Z” maiuscola che rimanda chiaramente al simbolo usato dai militari russi impegnati nella “operazione speciale” sul suolo ucraino. Nei grillini comunque conta la linea del leader Giuseppe Conte, pacifista a oltranza e sostenitore della via diplomatica. Nella Lega vi sono i favorevoli alla Russia come Simone Pillon e in Forza Italia Veronica Giannone e Matteo Dall’Osso, accomunati dalla visione critica verso il presidente ucraino Zelensky, osannato invece dai media occidentali. Intransigenti verso Kiev sono anche gli Italexit di Gianluigi Paragone, così come il grillino Nicola Grimaldi, il quale dopo la videoconferenza parlamentare di Zelensky aveva proposto di accogliere anche un video del presidente russo Putin, “perché il torto e la ragione non stanno mai da una parte sola e non si possono dividere con un taglio netto. Bisogna essere imparziali". Come riporta il sito Strumenti Politici, le posizioni diverse dalla narrativa governativa si riscontrano un po’ ovunque, con varie gradazioni dagli appelli pacifisti alla richiesta di neutralità fino alla contrarietà alla NATO, a destra come a sinistra: emblematico il caso del presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo, attaccato per aver semplicemente chiesto un’indagine internazionale super partes sui fatti di Bucha, mentre l’ANPI stessa da tempo esprime forti dubbi sul ruolo destabilizzante di USA e NATO.
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sabato 05 luglio
venerdì 04 luglio