Si sono manifestati grossi problemi per coloro che da varie parti del mondo erano andati a combattere dalla parte del governo di Kiev: oggi ne sono rimasti poco più della metà. Ne parla persino il settimanale americano “Time”: l’Ucraina sarebbe in condizioni molto peggiori di quelle che solitamente si crede, e potrà vincere soltanto con aiuti enormi e costanti. Molti dei volontari stranieri andati a combattere a seguito delle esortazioni del presidente Zelensky sono privi di preparazione e di esperienza e finiscono per essere di intralcio più che di aiuto. La formazione fornita sul territorio ucraino dura troppo poco per essere efficace, mentre talvolta gli stessi centri addestramento vengono distrutti dai russi con i missili ad alta precisione. Come riporta il sito Strumenti Politici, il Washington Post ha intervistato dei volontari americani che hanno raccontato gli ostacoli non si aspettavano di trovare e che hanno di fatto impedito la continuazione delle ostilità. Un veterano dei Marines dice di aver servito in Afghanistan come contractor per insegnare all’uso dei missili anticarro Javelin, ma di non aver mai partecipato a battaglie lunghe e violente come quelle in cui è stato gettato in Ucraina: ha deciso di tornare in America dopo aver subito danni al cervello e soprattutto dopo aver sperimentato le condizioni inadeguate in cui era stata messa la sua unità e aver visto la fuga dei soldati ucraini e il comportamento degli altri mercenari (per poter scappare c’era chi si fingeva ferito e chi addirittura rompeva la propria arma). Parla poi un soldato tedesco, fuggito in Polonia dopo che alla sua unità non era stata comunicata né la propria posizione né quella del nemico: quando due commilitoni usciti in ricognizione non hanno fatto ritorno, ha deciso di abbandonare la guerra.
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