"_preview Orogenesi" di Marco Stefanelli è la presentazione in anteprima, dall’8 al 12 luglio, della mostra che sarà allestita alla Galleria Marco Polo durante ContemporaryArt, il mese dedicato all’arte contemporanea.
Un ‘assaggio’ dell’esposizione e al tempo stesso un evento che inaugura un percorso nuovo all’interno di Marco Polo, luogo di commistione e accoglienza.
La galleria, che espone abiti vintage, oggetti di modernariato, antiquariato e tant’altro diventa superficie condivisa con i lavori degli artisti. L’allestimento sarà in dialogo con lo spazio punto di forza della mostra da cui nascerà un duplice arricchimento.
Nelle ‘Orogenesi’ di Marco Stefanelli la materia stampata possiede la memoria del legno a rappresentare il mondo vegetale; i tagli geometrici e colorati che solcano le superfici attraversandole, tracciano i confini netti di tutto ciò che non è naturale. È l'intervento dell'uomo, la razionalità, la pulsione al controllo sull'apparente caos del mondo.
Sinuose come i tessuti stropicciati da Issey Miyake le opere di Marco Stefanelli si sono unite agli abiti e agli oggetti in galleria. Marco Polo ha dato loro spazio, per aprire la connessione a mondi nuovi.
Con ‘Orogenesi’ – la parola richiama il momento della creazione, quel momento di miracoloso travaglio della terra viene continuamente ri-creato dalla sapienza dell’artista che ricrea il processo di comparsa delle montagne sulla terra - Stefanelli riunisce un corpus di sculture che, ispirandosi ai fenomeni geologici, mostrano la sua vocazione a sperimentare i materiali.
Lo scopo non è però dare l’illusione del vero, ma dimostrare che il dato biologico si può integrare perfettamente in quello esclusivamente intellettuale, a patto che sia l’artista a fornirlo. A lui infatti il compito di inserire la geometria perfetta del cerchio e della linea nel movimento ondulatorio delle superfici legnose; a lui l’ardire di vestire di nero la scabrosità delle sue cortecce facendole contrastare coi toni caldi dei gialli e degli aranci. La matericità assoluta di un presente tecnologico si coniuga così con un pensiero nutrito di immagini antichissime: il risultato è un universo di forme dinamiche ma non fretto¬lose, che risucchiano lo sguardo e lo cullano senza inquietarlo.